Quindi se l’Unione Sovietica avesse scoperto che l’impresa lunare americana era una messinscena, avrebbe avuto ottime ragioni per rivelarlo al mondo e umiliare pubblicamente il proprio nemico. Aveva la tecnologia e le spie per farlo e per fornirne prove inoppugnabili, come era già successo pochi anni prima, nel 1960, con l’incidente dell’aereo-spia americano U-2 citato nel Capitolo 1.3.*
* Quando la CIA si rese conto di aver perduto un proprio aereo-spia segreto U-2 in territorio sovietico, la NASA diffuse la falsa notizia che si trattava di un suo velivolo civile per ricerche meteorologiche finito fuori rotta a causa di un guasto, ma i sovietici (che avevano abbattuto l’aereo) presentarono le inequivocabili apparecchiature di ricognizione militari recuperate dai rottami e annunciarono di aver catturato il pilota, Francis Gary Powers. Fu un’umiliazione politicamente e diplomaticamente devastante per il presidente statunitense Eisenhower e nessuno mise in dubbio la versione sovietica.
Invece il governo sovietico non smentì affatto: anzi, la televisione di stato annunciò lo sbarco americano pressoché immediatamente, anche se in maniera molto stringata, e trasmise brani della diretta lunare di Apollo 11. Il giornale di stato, la Pravda, menzionò l’allunaggio in prima pagina il 21 luglio 1969. Nei giorni successivi, i media sovietici dedicarono ampio spazio all’impresa.
Figura 3.9-1. Mosca dopo otto minuti dà la notizia dell’«Aquila», di Pietro Sormani, Corriere della Sera, 21 luglio 1969, pagina 2. Credit: PA. La trascrizione integrale dell’articolo è disponibile sul sito Apollo 11 Timeline.
Al ritorno dalla Luna, Radio Mosca iniziò il proprio bollettino della sera annunciando che “i coraggiosi astronauti Armstrong, Aldrin e Collins sono di nuovo sul nostro pianeta” e il capo di stato sovietico Nikolai Podgorny inviò al presidente degli Stati Uniti Nixon il messaggio “Vi prego di comunicare le nostre congratulazioni e i nostri migliori auguri ai coraggiosi piloti spaziali.”
La Grande Enciclopedia Sovietica, pubblicata nel 1970, dedicò due pagine alle missioni Apollo e riportò la biografia di Neil Armstrong su mezza colonna. Nei paesi del blocco sovietico, inoltre, furono prodotti francobolli commemorativi dei voli verso la Luna e degli allunaggi, come era consuetudine per celebrare i grandi eventi.
Figura 3.9-2. Un francobollo della Cecoslovacchia del 1977. Credit: 123rf.com.
Non solo: dopo il crollo dell’Unione Sovietica, vari protagonisti della cosmonautica russa, come i progettisti Vasily Mishin e Boris Chertok, scrissero libri nei quali spiegarono le ragioni del fallimento del progetto lunare sovietico e lodarono quello statunitense.
Figura 3.9-3. La copertina dell’edizione francese della monografia di Vasily Mishin sul fallimento del progetto lunare sovietico (1993).