Figura 3.10-1. Foto dell’articolo dall’edizione de L’Unità del 22 luglio 1969 conservata all’Emeroteca Tucci di Napoli. Immagine pubblicata per gentile concessione di Dario Palumbo. La trascrizione completa è disponibile qui.
L’articolo contiene in particolare questa descrizione degli eventi:
Siamo riusciti ad avvicinare telefonicamente il prof. Righini verso le 13. Si era alzato da poco dopo una notte insonne passata nello "Studio 3" della televisione romana per seguire le varie fasi dell'allunaggio del Lem dell'Apollo 11, mentre i suoi collaboratori seguivano con il potente radio-telescopio del colle di Arcetri - che aveva visto quattro secoli fa innalzarsi verso il cielo il telescopio di Galileo - i drammatici momenti dell'allunaggio.
Il prof. Righini ci ha infatti spiegato che ad Arcetri i fisici fiorentini hanno seguito fin dal primo istante l’impresa spaziale americana, tenendosi permanentemente in contatto indiretto con la capsula spaziale e ascoltando le conversazioni degli astronauti quando queste avvenivano su una particolare lunghezza d’onda su cui era sintonizzato l’apparecchio di Arcetri e quando, prima dell’allunaggio, la capsula americana ruotava intorno alla faccia visibile della Luna.
Questa è una prova decisamente robusta del fatto che lo sbarco avvenne realmente: infatti un radiotelescopio è altamente direzionale (capta soltanto segnali provenienti dalla piccolissima porzione di cielo verso la quale è puntato) e quindi se quello di Arcetri ricevette i segnali radio degli astronauti quando era puntato verso la Luna e la direzione di provenienza di questi segnali si spostò insieme alla Luna, vuol dire che le trasmissioni arrivarono effettivamente dalla Luna. Non potevano arrivare, per esempio, da un altro veicolo spaziale più vicino, in orbita intorno alla Terra, perché quel veicolo avrebbe dovuto muoversi nel cielo molto più rapidamente della Luna per poter restare in orbita.
Esiste insomma una conferma diretta italiana, di fonte assolutamente attendibile, del fatto che le voci degli astronauti arrivarono davvero dalla Luna. Chiunque teorizzi un complotto dovrebbe spiegare dettagliatamente come sarebbe stato possibile falsificare questo segnale oppure si trova a insinuare che il professor Righini e i suoi collaboratori erano bugiardi e collusi.
Figura 3.10-2. Il professor Guglielmo Righini (1908-1978).
Fra l’altro, l’ascolto italiano non fu l’unico del suo genere. Per la missione Apollo 17, Sven Grahn, scienziato e ricercatore del programma spaziale svedese oltre che esperto nel tracciamento radio di veicoli spaziali, seguì il volo fino alla Luna usando un’antenna parabolica da 9 metri di diametro. Il suo gruppo di ascolto riuscì a captare direttamente la voce dell’astronauta Ron Evans mentre era nel Modulo di Comando in orbita intorno alla Luna. I dettagli tecnici di questo successo e dei segnali radio trasmessi dai veicoli Apollo sono descritti da Grahn nel suo articolo Tracking Apollo-17 from Florida.
Figura 3.10-3. Assemblaggio di una parabola da 9 metri presso Gainesville, in Florida, per ricevere direttamente le comunicazioni radio di Apollo 17, a novembre del 1972. Credit: Sven Grahn.
Un’ipotetica falsificazione sarebbe stata resa ancora più difficile dal fatto che i segnali radio dei veicoli Apollo erano affetti dallo spostamento Doppler: la loro frequenza variava in modo preciso in base al periodico avvicinamento e allontanamento dei veicoli dai ricevitori durante le orbite intorno alla Luna. I valori dello spostamento Doppler permettevano di determinare la velocità e la direzione del moto della fonte dei segnali e di verificare che questa fonte era effettivamente in orbita lunare o sulla superficie selenica come dichiarato dalla NASA.