La figura qui sotto mostra una di queste rocce aliene: pesa 269 grammi ed è lunga circa nove centimetri. Fu raccolta da Dave Scott e James Irwin durante la missione Apollo 15 e battezzata Pietra della Genesi perché ha circa 4 miliardi di anni. È una delle rocce più antiche esistenti.
Figura 3.11-1. Una roccia lunare in laboratorio.
Ma bisogna fare attenzione con quest’asserzione: infatti un lunacomplottista duro e puro può ribattere che anche le missioni sovietiche automatiche Luna 16, 20 e 24 riportarono sulla Terra campioni di suolo lunare, fra il 1970 e il 1976. Volendo essere pignoli, quindi, le rocce dimostrano che gli Stati Uniti mandarono dei veicoli sulla Luna, ma non sono una prova inoppugnabile dello sbarco di astronauti.
Figura 3.11-2. Una sonda sovietica della serie Luna, attrezzata per raccogliere campioni di suolo lunare.
Andando ad analizzare in dettaglio i fatti, però, emergono differenze importanti che consentono comunque di includere le rocce lunari statunitensi fra gli elementi a supporto degli sbarchi di astronauti sul nostro satellite.
Innanzi tutto c’è la quantità: i campioni recuperati dalle sonde automatiche russe ammontano in tutto a meno di 500 grammi, contro i quasi 400 chili di quelli Apollo, a testimonianza del grande divario prestazionale.
Questo dimostra perlomeno che la NASA era capace di far arrivare sulla Luna e di riportare intatto sulla Terra un carico molto più grande rispetto ai russi: anche 110 chili di rocce in una sola volta, con Apollo 17. Quindi vengono notevolmente indebolite le argomentazioni di chi sostiene che il Saturn V era in realtà un vettore lunare insufficiente. Se il Saturn V e i veicoli Apollo erano in grado di arrivare sulla Luna e riportarne oltre un quintale di reperti, è ragionevole presumere che fossero anche in grado di portarvi almeno un astronauta.
Poi c’è la qualità: le “rocce” sovietiche sono in realtà granelli come quello mostrato qui sotto, che misura due millimetri e mezzo (meno di un chicco di riso), e sono poco differenziate. Quelle americane, invece, pesano fino a 11 chili l’una e sono molto varie, segno che furono selezionate e raccolte in punti differenti.
Figura 3.11-3. Un campione di superficie lunare riportato sulla Terra dalla missione automatica sovietica Luna 20 nel febbraio del 1972 e concesso in esame ai geologi del Caltech, della Oregon State University e della University of Chicago. Foto tratta da Engineering and Science, maggio-giugno 1976, pag. 19.
Va aggiunto, inoltre, che mentre gli astronauti statunitensi effettuarono trivellazioni e carotaggi fino a tre metri di profondità, l’Unione Sovietica riuscì a fare altrettanto con una sonda automatica (Luna 24) soltanto nel 1976, e anche in quell’occasione raccolse soltanto 170 grammi di suolo.
Come sarebbe stato fatto tutto questo? Con la rudimentale tecnologia robotica degli anni Sessanta o mandandoci qualcuno?
C’è ancora una cosa. Paradossalmente, il lunacomplottista che dovesse citare i campioni lunari sovietici si tirerebbe la zappa sui piedi, perché le rocce riportate sulla Terra dalle varie missioni automatiche sovietiche sono geologicamente uguali a quelle delle missioni Apollo e sono differenti da quelle terrestri. Questo significa che le rocce lunari russe autenticano quelle americane e quindi impedisce di argomentare che i campioni di Luna riportati dagli astronauti sono dei falsi.