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9.3 Perché la NASA non affronta le accuse?

IN BREVE: Lo ha fatto. Tuttavia ha dichiarato di non voler produrre altro materiale di risposta, per non regalare dignità a un insieme di tesi che la comunità scientifica ritiene ridicolo. La NASA preferisce dedicarsi ad attività più costruttive e lasciare ad altri il compito di ribattere alle singole presunte prove di messinscena.


IN DETTAGLIO: C’è chi insinua che la NASA abbia qualcosa da nascondere perché non affronta direttamente il dibattito con i sostenitori delle tesi di messinscena e non pubblica delle smentite alle loro presunte prove.

In realtà la NASA ha pubblicato smentite piuttosto dettagliate. Dopo la messa in onda del documentario di Fox TV Did We Land on the Moon? nel 2001, aggiunse varie pagine di risposta al proprio sito Web partendo da materiale già pubblicato nel 1977:



Figura 9.3-1. La prima pagina di NASA Facts del 14 febbraio 2001, conservata presso Braeunig.us.


Questa è la traduzione integrale di NASA Facts del 1977:
GLI ASTRONAUTI AMERICANI SONO DAVVERO ATTERRATI SULLA LUNA?

Sì. Gli astronauti sono atterrati sulla Luna.

A partire dall’allunaggio di Apollo 11 il 20 luglio 1969, in totale dodici astronauti hanno esplorato la superficie della Luna a piedi e viaggiando sul veicolo Lunar Rover.

Nelle missioni Apollo 11, 12 (Apollo 13 fu interrotta ma tornò sulla Terra sana e salva), 14, 15, 16 e 17, i comandati e i piloti dei Moduli Lunari effettuarono una serie di esperimenti, fotografarono l’ambiente lunare intorno a loro e riportarono sulla Terra 382 chilogrammi (843 libbre) di materiale della superficie lunare, composto da oltre 2000 campioni distinti.

Ogni tanto ci viene fatta la domanda del titolo, a causa di almeno un libro e di articoli ricorrenti in varie pubblicazioni che si basano sui contenuti di quel libro o sull’espressione di opinioni di alcuni individui.

A parte il fatto che milioni di persone videro la serie Apollo in televisione e la ascoltarono via radio in tempo reale, forse il materiale lunare è la prova più inconfutabile del fatto che le missioni sulla Luna non furono “simulate”. Le rocce e le particelle, tuttora oggetto di studio da parte di scienziati in tutto il mondo, si sono formate evidentemente in un’atmosfera priva di ossigeno e di acqua e manifestano importanti differenze chimiche rispetto a qualunque roccia terrestre conosciuta in precedenza. Non sarebbe stato possibile raccogliere questo materiale, o fabbricarlo, sulla Terra; proviene chiaramente da un mondo completamente differente.

Anche se la NASA avesse tentato di “simulare” Apollo o un altro dei suoi programmi, non c’è alcun modo in cui sarebbe riuscita a farlo. Dal suo inizio nel 1958, la NASA ha gestito un programma “aperto”; in altre parole, tutte le attività sono state coperte in dettaglio dai mezzi d’informazione. Per esempio, durante Apollo 11 al Kennedy Space Center in Florida c’erano oltre 3500 rappresentanti dei media provenienti da tutto il mondo ad assistere al decollo. La maggior parte di questi giornalisti della stampa, della televisione e della radio si spostò subito dopo il lancio al Johnson Space Center, in Texas, per seguire le fasi operative fino all’ammaraggio nell’Oceano Pacifico e il recupero mediante una portaerei sulla quale c’era il Presidente degli Stati Uniti. Prima di avviare il programma Apollo, la NASA dovette giustificarlo al Presidente e al Congresso prima che venissero stanziati i fondi. La serie Apollo costò circa 25 miliardi di dollari.

Sono state ricevute alcune domande specifiche a proposito del libro “Non siamo mai andati sulla Luna”, nel quale l’autore asserisce che la Defense Intelligence Agency (DIA) avrebbe costituito un’organizzazione segreta nel deserto del Nevada, dove si sarebbero svolti gli allunaggi simulati per la televisione. L’autore afferma che sotto il modulo lunare (LM) non c’è un cratere visibile (prodotto dal getto del motore) nelle foto del veicolo appoggiato sulla superficie lunare. Le sue idee su questo argomento sembrano basarsi su due malintesi riguardanti la Luna:

(1) Anche se il motore di discesa del LM è potente, la maggior parte della sua attività si svolge a migliaia di metri al di sopra della Luna durante le fasi iniziali dell’allunaggio. Dato che l’atmosfera lunare è un vuoto quasi perfetto, non si formano correnti d’aria che possano spazzare la superficie da lontano, come potrebbe avvenire durante un atterraggio sulla Terra. I filmati dell’allunaggio mostrano che al momento del contatto con il suolo viene spazzata via una piccola quantità di polvere superficiale, ma la superficie lunare piuttosto coesiva sembra deviare il getto di lato invece di formare un cratere direttamente sotto il LM.

(2) Il suolo lunare non è una polvere soffice, ma è un materiale coesivo e di media densità, simile alla sabbia bagnata o al terreno agricolo arato. Pertanto non deve stupire che il motore del LM non abbia scavato un cratere.

La superficie lunare è in effetti risultata molto più densa, compatta e resistente alla penetrazione di quanto pensassero inizialmente alcuni scienziati.

Durante la missione Apollo 15 furono effettuati i primi esperimenti di meccanica del terreno usando un penetrometro: un dispositivo che misura la resistenza alla penetrazione da parte di una punta di carotaggio. Il test di penetrazione rivelò una grande resistenza alla penetrazione. Uno scavo prodotto fino a circa 40 centimetri dimostrò che il terreno aveva una grana molto fine e altamente coesiva; era possibile mantenere senza difficoltà una parete verticale. Per citare l’“Apollo 15 Preliminary Science Report”, pagine 7-18:

“Fu riferito che il materiale in fondo allo scavo era molto più duro di quello soprastante. Il LMP (pilota del modulo lunare) indicò che... lo scavo ulteriore rese necessario estrarre il materiale martellandolo, producendo frammenti piastriformi lunghi circa 0.5 cm... La coesione non fu eliminata dal rimodellamento anche dopo un’esposizione prolungata a un’atmosfera. Un campione proveniente dalla parte superiore dello scavo si comportò in maniera simile al campione dal fondo, anche se la sua grana era leggermente più fine.”

Durante altre attività, l’astronauta riuscì a piantare l’asta della bandiera fino a una profondità di soli 50 centimetri prima che fosse necessario martellarla. Si osservò che i fori praticati nella superficie lunare per gli esperimenti di flusso termico non collassavano quando venivano rimossi gli strumenti di scavo. La Surveyor 1, il primo veicolo spaziale statunitense ad effettuare un allunaggio dolce sulla Luna, trasmise un’immagine di una zampa che poggiava sopra la superficie: era penetrata per meno di due centimetri e mezzo. I veicoli Apollo Lunar Roving Vehicle, che nella gravità lunare pesavano solo 36 chilogrammi, viaggiavano sulla superficie lunare e lasciavano tracce poco profonde delle proprie ruote.

Nelle foto Apollo scattate sulla superficie si vede della polvere superficiale. Una sottile patina di polvere aderisce al veicolo Rover, alle attrezzature e in particolare alle tute di colore chiaro degli astronauti. Tuttavia tutte le nostre prove indicano che il suolo lunare è troppo coesivo perché il motore di discesa del LM potesse scavare un cratere profondo durante l’allunaggio.
FGM
Giugno 1977


Figura 9.3-2. La risposta della NASA pubblicata nel 2001 presso Science.nasa.gov.


Ma c’è un limite all’investimento che la NASA intende fare per ribattere ai dubbi e alle argomentazioni lunacomplottiste. Nel 2002, in risposta al documentario di Fox TV, che aveva dato nuova apparente autorevolezza alle tesi alternative, la NASA stanziò 15.000 dollari a questo scopo e incaricò James Oberg, ingegnere aerospaziale e storico delle missioni spaziali, di scrivere un libro apposito, orientato principalmente agli insegnanti e agli studenti.

Il progetto fu annullato poco dopo, in seguito alle polemiche nei media che accusavano la NASA di buttar via i soldi dei contribuenti e di conferire dignità a tesi demenziali. “Cercare di fornire una risposta mirata a queste cose non fa altro che dare credibilità a qualcosa che è, di fatto, asinesco”, dichiarò a novembre 2002 Sean O’Keefe, direttore della NASA. Oberg annunciò l’intenzione di proseguire il progetto comunque, usando finanziamenti di altra provenienza, ma finora non risulta che quest’intenzione abbia portato a una pubblicazione specifica sull’argomento.

Da allora la diffusione crescente di Internet ha permesso a molti appassionati ed esperti di rispondere alle tesi di messinscena nei propri siti, e la NASA ha invitato i dubbiosi a rivolgersi a queste fonti esterne. La bibliografia di questo libro ne elenca alcuni dei più popolari in varie lingue.

Di conseguenza, una replica diretta da parte della NASA è diventata sostanzialmente superflua: la vera risposta è costituita dalla pubblicazione della vastissima documentazione che in dettaglio minuzioso ed esauriente attesta la realtà degli sbarchi lunari.