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8.11 Come mai manca il cratere prodotto dal motore del modulo lunare?

IN BREVE: No, non manca: non ci deve essere. L’idea che il motore del modulo lunare dovesse produrre un cratere durante l’allunaggio deriva da alcuni disegni pubblicati dalla NASA prima degli sbarchi. Ma si tratta di rappresentazioni artistiche: i tecnici sapevano già che non si sarebbe formato un cratere, perché le sonde automatiche Surveyor avevano già effettuato allunaggi e trasmesso le immagini del suolo circostante, che non mostravano alcun cratere sotto i motori.


IN DETTAGLIO: Bill Kaysing, nel suo libro Non siamo mai andati sulla Luna, scrisse che le fotografie delle missioni Apollo non mostrano il cratere prodotto dal getto del motore sotto il modulo lunare, che invece c’è “in tutte le animazioni NASA sui voli lunari” (pagina 202 dell’edizione italiana).

Kaysing ripete questa tesi nel documentario di Fox TV Did We Land on the Moon? (2001):

“Il fatto che non ci sia un cratere prodotto dal motore sotto il LM è uno degli elementi di prova più definitivi che io abbia trovato a sostegno della falsificazione.”*

* In originale: “The fact that there is no blast crater under the LM is one of the most conclusive pieces of evidence that I find supporting the hoax”.


Ma se era previsto un cratere di atterraggio, perché gli ipotetici falsificatori sarebbero stati così incredibilmente maldestri da dimenticarsi di scolpirne uno nel set cinematografico della loro messinscena?

In realtà l’idea che ci sarebbe stato un cratere prodotto dal getto del motore sotto il LM fu alimentata da molte delle illustrazioni artistiche preparate dalla NASA e dalla stampa per spiegare l’allunaggio (Figure 8.11-1 e 8.11-2).

Figura 8.11-1. Illustrazione dell’allunaggio realizzata da Norman Rockwell (1966). Credit: Eric Long, National Air and Space Museum, Smithsonian Institution.


Figura 8.11-2. L’allunaggio in un dettaglio di un’illustrazione NASA del 1966 (S66-10989).


Ma i progettisti delle missioni non si aspettavano affatto che il motore del LM scavasse un cratere nella superficie lunare: questo dettaglio, come tanti altri nelle illustrazioni preparate dagli artisti, è una licenza narrativa.

Le illustrazioni artistiche sono, appunto, artistiche. Non hanno la pretesa di rappresentare con assoluta fedeltà la fisica di un evento, ma servono per rendere vivo un evento, spiegarlo e comunicarne il significato, la drammaticità e l’emozione. Se il realismo intralcia questi messaggi, viene spesso messo da parte.

Per esempio, nelle Figure 8.11-1 e 8.11-2 sono visibili le stelle, nonostante il fatto che salvo condizioni particolari le stelle non sono visibili dalla Luna quando la superficie è illuminata dal Sole. Manca anche il caratteristico rivestimento protettivo (la “carta stagnola”, che in realtà era la protezione termica e anti-micrometeoroidi), che nel 1966 non era ancora stato aggiunto al progetto del LM.

Anche la falce di Terra in Figura 8.11-1 è impossibile, perché per avere il nostro pianeta illuminato in quel modo il Sole dovrebbe stare sotto l’orizzonte lunare e quindi il suolo della Luna dovrebbe essere buio; invece nell’illustrazione le ombre provengono da sinistra e il terreno è illuminato.

La presenza del cratere nelle illustrazioni, insomma, non prova che le missioni lunari furono falsificate: prova semplicemente il talento artistico di chi voleva realizzare immagini dinamiche e di forte impatto e aveva bisogno di rappresentare l’energia dello scarico del motore in un’immagine statica. In sostanza, Kaysing confonde l’arte con la scienza.

Inoltre non è vero che tutte le illustrazioni NASA mostrano un cratere sotto il modulo lunare. La Figura 8.11-3 mostra un disegno dell’allunaggio commissionato dalla Grumman (la società che fabbricò il modulo): qui il cratere non c’è e il veicolo è illustrato in maniera molto più realistica che nelle illustrazioni precedenti (si nota, per esempio, il supporto per l’equipaggiamento MESA e i deflettori di getto sotto i motori di controllo dell’assetto). Tuttavia vengono comunque mostrate le stelle, per conferire profondità alla rappresentazione artistica, e la Terra è troppo bassa sull’orizzonte per qualunque sito di allunaggio Apollo.


Figura 8.11-3. Disegno del modulo lunare, realizzato dalla Grumman prima dello sbarco. Immagine S69-38662.


Chiarito quest’errore di fondo, è comunque sensato chiedersi come mai non vi siano segni evidenti di crateri o alterazioni vistose della superficie sotto il veicolo di allunaggio. È comprensibile pensare che per tenere librato un veicolo da ben 15 tonnellate come il modulo lunare, il suo motore a razzo dovesse produrre una spinta ragguardevole che ne contrastasse il peso e che quindi avrebbe dovuto produrre sconvolgimenti vistosi del terreno sottostante. O almeno così ci suggerisce l’istinto.

Ma i fatti raccontano una storia ben diversa. Innanzi tutto, la gravità sulla Luna è un sesto di quella terrestre, per cui le 15 tonnellate di peso terrestre del modulo lunare diventano 2,5 sulla Luna. Inoltre questi numeri si riferiscono al peso iniziale del veicolo, che però diminuiva fortemente man mano che veniva consumato il propellente. Per esempio, per Apollo 12, che aveva una massa iniziale del LM di 15.115 chilogrammi, i dati di telemetria* documentano un consumo di circa 7810 chilogrammi di massa di propellente, per cui la massa residua del veicolo al momento dell’allunaggio era circa 7305 chilogrammi: meno della metà della massa iniziale. Nella gravità lunare, questo si traduce in un peso finale di 1217 chilogrammi. Per tenere librato il modulo lunare appena prima dell’allunaggio, insomma, bastava una spinta di circa 1200 chili, non 15.000 come ipotizzato inizialmente.

* Apollo 12 - The Nasa Mission Reports, Apogee Books, 1999, pag. 44 and 137.


Inoltre la superficie della Luna è costituita da roccia dura coperta da uno strato di polvere, per cui il getto di un motore con una spinta di 1200 chilogrammi si sarebbe limitato a spazzar via la polvere, scoprendo la roccia sottostante: proprio quello che si vede nelle foto Apollo (Figura 8.11-4).


Figura 8.11-4. L’ugello del motore di discesa del modulo lunare dell’Apollo 11. Si notano in primo piano la superficie rocciosa liscia e priva di polvere e i segni a raggiera prodotti dal getto del motore. Foto AS11-40-5921.


Risolta la questione del cratere, ci si può chiedere se un motore come quello del modulo lunare avrebbe dovuto produrre una bruciatura o fusione delle rocce lunari sottostanti. Secondo dati ed esperimenti pubblicati presso Clavius.org, la temperatura del getto del motore di discesa del modulo lunare, all’uscita dall’ugello, era circa 1500°C. Il getto, però, si espandeva rapidamente nel vuoto, per cui (come qualunque gas che si espande) si raffreddava altrettanto velocemente.

Gli stessi test hanno inoltre verificato che persino cinque minuti di torcia ossiacetilenica, che brucia a oltre 3100°C, non bastano per fondere una roccia simile a quella lunare. Pertanto la fusione delle rocce sotto il LM è decisamente improbabile: l’unico effetto possibile è un leggero scolorimento. In effetti in alcune foto, come la AS11-40-5921, si nota proprio uno scolorimento nella zona direttamente sotto l’ugello, ma potrebbe anche essere l’effetto della reazione chimica del suolo con il propellente. Si scorge inoltre qualche traccia di erosione da fluidi.

L’assenza di un cratere era prevista da tempo dai tecnici. Infatti le sette sonde automatiche statunitensi Surveyor, allunate fra il 1966 e il 1968, avevano trasmesso immagini televisive del suolo dopo l’allunaggio senza mostrare crateri sotto i veicoli. Le loro analisi chimiche e fisiche avevano già chiarito che la superficie della Luna era piuttosto compatta e quindi aveva un comportamento prevedibile che consentiva un allunaggio in sicurezza. Gli astronauti Apollo non volarono verso una destinazione del tutto sconosciuta: avevano un’idea piuttosto chiara di quello che si potevano aspettare.