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8.9 Come sarebbe stato possibile cambiare rullino all’aperto?

IN BREVE: Gli astronauti avevano fotocamere apposite che contenevano la pellicola in un caricatore sigillato e consentivano il cambio di rullino anche in pieno sole e indossando i guanti della tuta. Era una tecnologia già usata comunemente dai fotografi professionisti. L’operazione è visibile nelle dirette televisive.


IN DETTAGLIO: Secondo alcuni lunacomplottisti è impossibile che gli astronauti potessero cambiare la pellicola delle proprie fotocamere mentre indossavano gli spessissimi guantoni della tuta spaziale e oltretutto all’aperto, in pieno sole. Inoltre nelle registrazioni delle missioni non risulta che rientrassero nel modulo lunare per cambiare rullino. Quindi, si dice, non possono aver fatto tutte le migliaia di fotografie che asseriscono di aver scattato.

La risposta è semplice e ingegnosa: le pellicole delle fotocamere Hasselblad utilizzate sulla Luna non erano i classici rullini dell’epoca, con delicate linguette da infilare stando al buio o in ombra, ma caricatori sigillati con innesto a scatto sul corpo della fotocamera (Figura 8.9-1), fatti appositamente per essere cambiati anche alla luce del giorno: una tecnologia che veniva già utilizzata comunemente dai fotografi professionisti dell’epoca per poter cambiare pellicola anche a metà di un rullino.


Figura 8.9-1. Innesto di un caricatore sul corpo di una fotocamera Hasselblad EL/M simile a quelle usate sulla Luna. I caricatori lunari erano più grandi di quello mostrato qui. Credit: PA.


Non tutte le missioni, comunque, effettuarono cambi di caricatore: per esempio, la missione Apollo 11 ne usò uno solo durante la sua breve escursione lunare, per cui il problema del cambio di rullino all’aperto non si pose.

Maneggiare i caricatori con gli spessi guanti della tuta spaziale non era un problema, dato che erano cubi da 10 centimetri circa (Figure 8.9-2 e 8.9-3).


Figura 8.9-2. Charlie Duke ha in mano un caricatore di pellicola e sta per cambiarlo. Immagine tratta dalla diretta televisiva della missione Apollo 16.


Figura 8.9-3. Charlie Duke cambia caricatore di pellicola all’aperto durante la diretta televisiva di Apollo 16. Fra l’altro, dice ridendo di aver tentato di soffiar via la polvere.


Inoltre i caricatori usati sulla Luna furono modificati per dotarli di anelli più grandi del normale per la presa della lamina protettiva estraibile (darkslide), in modo da renderne agevole la rimozione anche mentre si indossavano i guanti lunari. Il gesto di rimozione della darkslide da parte degli astronauti lunari è visibile nel video di Figura 8.9-3.

Le Figure 8.9-4 e 8.9-5 mostrano l’anello della darkslide di un caricatore Hasselblad commerciale e di un caricatore lunare: si notano chiaramente le dimensioni maggiorate per consentirne la presa con i guanti della tuta spaziale.


Figura 8.9-4. Un caricatore Hasselblad normale, con darkslide parzialmente estratta. Credit: Ulrich Lotzmann.



Figura 8.9-5. Il caricatore R della missione Apollo 11, oggi esposto al National Air and Space Museum di Washington, D.C. Si noti l’anello maggiorato per estrarre la darkslide con i guanti della tuta spaziale. Credit: NASM.


Il cambio di pellicola all’aperto sulla Luna, insomma, era perfettamente possibile ed era stato previsto dal progetto delle fotocamere lunari Hasselblad.


Lo strano gesto di Charlie Duke


Charlie Duke, nel video di Figura 8.9-3, toglie la darkslide prima di montare il caricatore: un gesto che spesso lascia perplessi i cultori di tecnica fotografica d’epoca, perché normalmente la darkslide si toglie solo dopo aver montato il caricatore, in modo che la pellicola non prenda luce. Toglierla prima significa esporre la pellicola alla luce e quindi rovinarla. Eppure Duke non si è sbagliato.

Negli anni Sessanta, la darkslide normalmente veniva usata nelle fotocamere Hasselblad e simili per proteggere la pellicola dalla luce. Questo sistema consentiva di cambiare caricatore anche quando la pellicola era già stata iniziata, senza farle prendere luce.

Il cambio di caricatore veniva fatto per esempio per montare un caricatore Polaroid a sviluppo immediato, usarlo per fare uno scatto di prova con la fotocamera già regolata e posizionata, vedere il risultato e poi montare un caricatore di pellicola standard di alta qualità per scattare la foto definitiva.

Bisogna ricordare, infatti, che all’epoca le fotocamere non avevano uno schermo video che mostrava in tempo reale il risultato dello scatto e quindi una Polaroid era l’unico modo per avere un’anteprima della foto e assicurarsi che la fotocamera fosse impostata correttamente.

Ma il gesto di Duke non è un errore perché nelle fotocamere lunari la darkslide non serviva a proteggere la pellicola dalla luce: serviva invece ad evitare che la polvere contaminasse la reseau plate, ossia la lastra di vetro sulla quale erano incise le crocette oggi visibili nelle fotografie scattate sulla Luna.

Questa differenza d’uso comportava il fatto che la porzione di pellicola che era visibile durante il cambio di caricatore prendeva luce ed era inutilizzabile, ma questo non era un problema nel caso particolare degli astronauti, che normalmente non cambiavano caricatore prima di averne esaurito completamente la pellicola. Gli astronauti, inoltre, effettuavano regolarmente tre o quattro scatti a vuoto quando iniziavano o terminavano un caricatore, proprio per far avanzare la pellicola ed essere sicuri di fare foto su una porzione di pellicola che non aveva preso luce inavvertitamente.