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8.5 Come è possibile che i raggi X nello spazio non abbiano velato le pellicole?

IN BREVE: Perché le dosi non sarebbero state sufficienti. Gli esperimenti effettuati dai lunacomplottisti usano metodi grossolanamente errati e dosaggi enormemente superiori a quelli che potevano ricevere le pellicole nelle varie fasi del viaggio lunare.


IN DETTAGLIO: Il libro Dark Moon di Mary Bennett e David Percy descrive i test effettuati dal fisico David Groves, che espose alcune pellicole a dei raggi X e osservò che si velarono o addirittura si cancellarono. Quindi, secondo queste persone, la stessa cosa si sarebbe dovuta verificare anche per le pellicole portate sulla Luna.

Ma i test di Groves esposero la pellicola ai raggi X direttamente, senza protezione, mentre le pellicole delle missioni Apollo rimasero per quasi tutto il viaggio dentro contenitori schermati, all’interno dell’ulteriore schermatura offerta dalla capsula Apollo e dal Modulo Lunare. Anche quando furono portate sulla superficie lunare, rimasero all’interno dei caricatori metallici delle fotocamere Hasselblad, che avevano anch’essi un’azione schermante.

Inoltre questi test bombardarono le pellicole di prova con un fascio da 8 MeV (milioni di elettronvolt), usando un acceleratore lineare, ma secondo gli astronomi i raggi X provenienti dallo spazio hanno un’energia di meno di 5 keV (migliaia di elettronvolt): milleseicento volte più deboli di quelli che velarono le pellicole di Groves.

L’ esperimento, insomma, è basato su premesse completamente distorte: è come se confrontasse una persona che beve un bicchiere d’acqua con una costretta a berne milleseicento tutti insieme, ossia 320 litri.

La differenza di energia è importante non solo in termini numerici, che dimostrano quanto siano scorretti i test presentati da Bennett e Percy, ma anche in termini di schermatura necessaria: infatti per schermarsi da raggi X con energia inferiore a 5 keV bastano alcuni fogli di carta; per quelli inferiori a 3 keV basta addirittura qualche decina di centimetri d’aria.*

* Welcome to the World of X-ray Astronomy, Nasa.gov.


Groves, inoltre, dichiara di aver esposto le pellicole di prova a 25, 50 e 100 rem di radiazioni. Ma l’unità è grossolanamente sbagliata, perché il rem si usa soltanto per indicare le radiazioni assorbite dai tessuti del corpo umano. Usarla per le pellicole indica una scarsa competenza in materia che poco si addice a un vero esperto di effetti delle radiazioni. È come dire che le distanze si misurano in litri.

È vero, però, che per i raggi X un rad equivale a un rem. Se ipotizziamo che Groves intendesse parlare di dosi da 25 a 100 rad, abbiamo visto dalla sezione precedente che 25 rad, la dose più bassa usata da Groves, equivalgono a vari anni di permanenza nello spazio.