IN DETTAGLIO: Alcuni lunacomplottisti argomentano che le radiazioni letali presenti nello spazio profondo avrebbero ucciso gli astronauti Apollo se avessero tentato di raggiungere la Luna, avventurandosi al di fuori del campo magnetico terrestre, che protegge contro queste radiazioni.
In realtà la premessa è sbagliata nei fatti: non è tanto il campo magnetico a proteggerci da queste radiazioni quanto l’atmosfera, il cui volume le smorza in grandissima parte.
La dose annua di radiazioni cosmiche (ioni che viaggiano a velocità vicine a quella della luce) assorbita da chiunque viva a livello del mare è circa 0,3 millisievert per anno, pari a un paio di radiografie al petto. Questo valore sale a seconda dell’altitudine: in alta montagna, a 3000 metri di quota, la dose è 0,8-1,2 millisievert/anno e a 12.000 metri, la quota di volo di un aereo di linea, è 28 millisievert/anno: circa cento volte la dose al livello del mare, nonostante il fatto che i passeggeri dell’aereo siano ben all’interno del campo magnetico terrestre.
L’esposizione alle radiazioni provenienti dallo spazio profondo aumenta di colpo quando si esce dall’atmosfera. Alla quota della Stazione Spaziale Internazionale la dose è in media 100 millisievert/anno, e il campo magnetico terrestre ha un effetto significativo, ma solo per gli astronauti che seguono orbite equatoriali, mentre la Stazione percorre un’orbita fortemente inclinata.
Nello spazio interplanetario la dose sale ancora, a 130-250 millisievert/anno e secondo alcune stime può raggiungere 800 millisievert/anno durante un viaggio verso Marte. Sulla superficie della Luna scende a 70-120 millisievert/anno.*
* Missione impossibile?, Eugene N. Parker, professore emerito di fisica alla University of Chicago e membro della National Academy of Sciences, in Le Scienze, luglio 2006.
In altre parole, le dosi di radiazioni alle quali furono esposti i veicoli Apollo e gli astronauti durante le missioni lunari, oltre le fasce di Van Allen, sono paragonabili a quelle che colpiscono la Stazione Spaziale, i cui occupanti oltretutto restano nello spazio abitualmente per sei mesi consecutivi (e in alcuni casi fino a undici) senza effetti letali. Le missioni Apollo durarono al massimo dodici giorni nel caso di Apollo 17.