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7.2 Come mai i russi non ci provarono? Sapevano che era impossibile?

IN BREVE: Ci provarono eccome: e con ben due progetti separati. Solo che i loro veicoli esplosero durante i collaudi e risultarono inaffidabili. Per cui il progetto fallì, gli americani arrivarono primi, e i piani lunari sovietici furono abbandonati e tenuti segreti per non ammettere l’imbarazzo, come descritto nel capitolo La corsa alla Luna. Ma la documentazione è rimasta ed è riemersa con il crollo dell’Unione Sovietica.


IN DETTAGLIO: Un complotto lunare in realtà ci fu, ma non quello di cui tanto parlano i cospirazionisti spaziali. Fu quello sovietico per far sparire ogni traccia di aver tentato di raggiungere la Luna con un equipaggio, sia per circumnavigarla prima che lo facessero gli americani con l’Apollo 8, sia per atterrarvi per primi con un cosmonauta.

L’Unione Sovietica avviò infatti ben due grandi progetti per missioni lunari con equipaggi: il progetto L1 e il progetto N1-L3 (ce ne fu anche un terzo minore basato su un altro razzo gigante, l’UR-700, ma non si sviluppò granché oltre lo stadio di progettazione). Questi progetti furono preceduti da missioni senza equipaggio come Zond 5, che nel 1968 portò per la prima volta intorno alla luna degli esseri viventi (tartarughe russe, vermi della farina, mosche, piante, semi e batteri) e li riportò sani e salvi sulla Terra.

Il progetto segreto L1 fu concepito per effettuare una circumnavigazione della Luna e aveva due scenari. Nel primo, un vettore Proton avrebbe lanciato direttamente verso la Luna una capsula L1 (una Soyuz ridotta all’essenziale) dotata di uno stadio supplementare Block D.

Nel secondo scenario, un Proton avrebbe collocato in orbita intorno alla Terra la capsula L1 e lo stadio Block D senza equipaggio; subito dopo, un altro vettore (probabilmente di tipo R-7) avrebbe portato nella stessa orbita una seconda capsula Soyuz con tre cosmonauti a bordo. Due di loro si sarebbero trasferiti a bordo della capsula L1 per poi dirigersi verso la Luna e circumnavigarla; il terzo sarebbe rientrato a terra con la Soyuz con la quale era partito.

Questo progetto fu approvato e finanziato dalle autorità sovietiche e fu avviata la produzione dei veicoli con l’intento di circumnavigare la Luna entro il 1967, un anno prima degli americani. Ma l’incidente fatale della Soyuz 1, che costò la vita al cosmonauta Vladimir Komarov, e i problemi di affidabilità del vettore Proton comportarono rinvii che permisero agli americani di completare la circumnavigazione per primi con Apollo 8 nel 1968.

L’altro progetto segreto, l’N1-L3 (Figura 7.2-1, 7.2-2 e 7.2-3), contemplava un vero e proprio allunaggio con un singolo cosmonauta in un piccolo modulo lunare, come descritto nel capitolo La corsa alla Luna. Ma il colossale, complicato e costosissimo vettore N1, approvato e finanziato dal governo sovietico non solo per raggiungere la Luna ma addirittura (in versione nucleare) impiantarvi una base permanente e poi viaggiare verso Marte, si dimostrò drammaticamente inaffidabile: i primi quattro lanci di prova, fra il 1969 e il 1971 furono quattro disastrosi fallimenti, dovuti principalmente al problema di gestire un numero spropositato di motori (ben trenta, nel primo stadio).

Inoltre nel 1966 era morto improvvisamente Sergei Korolev, influentissimo capo del progetto N1 e artefice di tutti i successi spaziali sovietici.

Tutto questo causò rinvii che diedero agli Stati Uniti il tempo di perfezionare la propria tecnologia e compiere per primi l’impresa.

Figura 7.2-1. Confronto dimensionale fra Saturn V-Apollo (a sinistra) e vettore N1-L3 (a destra). La persona in basso è in scala. Fonte: Ebs08, Wikimedia.



Figura 7.2-2. Schema del modulo lunare sovietico. Credit: David Baker, Soyuz Owners’ Workshop Manual, Haynes (2014).



Figura 7.2-3. Confronto dimensionale fra il modulo lunare russo (a sinistra) e quello statunitense (a destra). Credit: David Baker, Soyuz Owners’ Workshop Manual, Haynes (2014).


L’ultimo tentativo russo di circumnavigare la Luna fu compiuto pochi giorni prima dello sbarco dell’Apollo 11 e fallì quando il missile N1 che portava la capsula L1 senza equipaggio esplose catastroficamente sulla rampa di lancio.

Il complotto sovietico per insabbiare questi tentativi ebbe un notevole successo (tanto che alcuni lunacomplottisti ci credono ancora adesso): le autorità russe dichiararono che da parte loro non c’era mai stata una corsa alla Luna, che non c’era alcuna intenzione di portare un russo sulla Luna e che anzi non si sarebbe mai rischiata la vita di cittadini sovietici in un’impresa così pericolosa quando le sonde automatiche potevano compierla altrettanto egregiamente. Questa fu la linea ufficiale del partito.

Vi furono alcune indiscrezioni non confermate riguardanti esplosioni di vettori giganti russi (Figura 7.2-4) e alcune rivelazioni involontarie: per esempio, nel 1981 la sonda sovietica Kosmos 434, lanciata nel 1971, precipitò in Australia e le autorità sovietiche dichiararono che si trattava di un vecchio “prototipo di cabina lunare”, lo stesso termine usato per indicare il modulo lunare statunitense. Ma in generale i media occidentali abboccarono alla messinscena sovietica, tanto che anche lo stimatissimo giornalista televisivo Walter Cronkite dichiarò pubblicamente nel 1974 che i soldi spesi per le missioni Apollo erano stati sprecati, perché “non c’era mai stata una corsa alla Luna”*.

* Fifth Anniversary – Apollo in Retrospect, CBS, luglio 1974, citato in Cronkite on Space: Inspiration, not Information, di James Oberg, in Space Review, 6/3/2006.

Figura 7.2-4. Un articolo del quotidiano italiano Il Giorno del 21 novembre 1969 parla di vettori giganti sovietici esplosi. Dalla collezione personale di Gianluca Atti.


La sorprendente realtà dei numerosi tentativi russi di arrivare alla Luna, sospettati a lungo dagli esperti civili e in parte noti ai servizi segreti statunitensi, si venne a sapere pubblicamente e in dettaglio soltanto con il crollo del regime sovietico negli anni Novanta.

I censori sovietici diedero per la prima volta il permesso di parlare pubblicamente del progetto N1 nell’estate del 1989 in una serie di articoli sui quotidiani e periodici.*

S zemli na lunu i obratno [Dalla Terra alla Luna e ritorno] di Lev Kamanin, in Poisk n. 12, luglio 1989; Kak my ne sletali na lunu [Come non siamo andati sulla Luna] di S. Leskov, in Izvestiya, 18 agosto 1989; Polety vo sne i nayvu [Voli nel sogno e nella realtà] di A. Tarasov, in Pravda, 20 ottobre 1989.


Oggi l’impresa lunare sovietica è estesamente raccontata da numerosi documentari, articoli e libri riccamente illustrati come i seguenti:

Figura 7.2-5. Un brano di un documentario russo dedicato all’impresa lunare sovietica. L’N1 viene mostrato da 3:00 in poi.


Anche se il programma spaziale sovietico per raggiungere la Luna con un equipaggio non ebbe successo, la sua stessa esistenza (e gli enormi investimenti che comportò, insieme alle missioni automatiche di ricognizione e collaudo) smonta qualunque argomentazione di impossibilità tecnologica o fisica del viaggio.