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6.12 Perché nel video del decollo dalla Luna manca la fiammata del motore?

IN BREVE: Perché è giusto che manchi: nel vuoto i razzi non producono fiammate persistenti e ampie. Quelli che usano il particolare propellente del modulo lunare non producono fiammate neanche nell’atmosfera terrestre. Succedeva anche con i motori principali dello Shuttle e con i razzi Titan del programma Gemini, per esempio.


IN DETTAGLIO: Secondo Bill Kaysing, citato nel documentario Did We Land on the Moon? (2001), nei video del decollo del modulo lunare dalla Luna (Figura 6.12-1) si dovrebbe vedere la fiammata del motore che s’accende per sollevarlo: ma non c’è, quindi a suo parere la ripresa della partenza dalla Luna dev’essere stata simulata.

Figura 6.12-1. Decollo del modulo lunare di Apollo 17 dalla Luna, 14 dicembre 1972. Immagini dalla diretta TV trasmessa dalla telecamera radiocomandata presente sul Rover.


In effetti la ripresa video del decollo stride molto con le illustrazioni che la NASA stessa pubblicò nel 1966 e che mostrano una vistosissima fiammata sotto lo stadio di risalita del modulo lunare (Figura 6.12-2).

Figura 6.12-2. Illustrazione artistica del decollo del modulo lunare dalla Luna, realizzata nel 1966. Fonte: foto NASA S66-5094, scansione di Mike Gentry e Jody Russell, NASA Johnson, ALSJ.


In realtà la fiammata non c’è nel video per la semplice ragione che non ci deve essere. Infatti nel vuoto i razzi normalmente non producono fiammate persistenti ed estese. Le illustrazioni artistiche del decollo sono appunto artistiche, ossia si prendono delle licenze per poter rappresentare chiaramente il movimento e la natura degli eventi mostrati: se in Figura 6.12-2 la fiammata del motore fosse stata disegnata incolore, come sarebbe stata in realtà, il pubblico avrebbe visto un veicolo apparentemente sospeso nel vuoto per motivi indecifrabili. L’aggiunta della fiammata faceva capire che il veicolo spaziale si librava grazie a un motore a razzo.

L’assenza di fiammate nel vuoto è documentata per esempio nelle riprese dei voli di collaudo del Saturn V, la cui autenticità non viene contestata dai lunacomplottisti (Figure 6.12-3 e 6.12-4).

Figura 6.12-3. Distacco del primo stadio del Saturn V. I motori del secondo stadio si accendono ma non producono fiammate.


Figura 6.12-4. Ripresa al rallentatore dell’accensione del secondo stadio S-IVB di un vettore Saturn 1B durante la missione AS-202. La ripresa proviene da una cinepresa montata all’interno della parte superiore del primo stadio. Dopo una breve fiammata di accensione, anche questo motore non produce fiamme visibili nel vuoto.


Anche i lanci spaziali recenti, come quelli dei vettori Falcon 9 di SpaceX, non hanno fiammate vistose dai motori quando sono al di fuori dell’atmosfera. Lo si nota in Figura 6.12-5, tratta dal lancio del satellite Paz, avvenuto nel 2018.

Figura 6.12-5. Il motore del secondo stadio del vettore Falcon 9 di SpaceX è acceso, come si nota dal fatto che l’ugello è incandescente, ma non emette una fiammata estesa nell’atmosfera estremamente rarefatta che si incontra a 393 km di quota dalla Terra. Fonte: diretta SpaceX.


Il modulo lunare, oltretutto, utilizzava una miscela di Aerozine 50 (50% idrazina, 50% dimetilidrazina asimmetrica) e tetrossido di diazoto (più comunemente denominato ipoazotide), che sono due sostanze cosiddette ipergoliche: reagiscono innescandosi spontaneamente non appena vengono a contatto l’una con l’altra. Questo consentiva di realizzare un motore estremamente semplice e affidabile. Il prodotto della combustione di queste sostanze è incolore e trasparente: anche per questo non ci sono fiamme sotto il LM che decolla.

Lo stesso genere di propellente usato nel LM veniva adoperato anche nei grandi vettori Titan usati per il programma Gemini di voli con equipaggi (e anche come missili per recapitare bombe atomiche). Anche in questo caso la fiammata è piccola e sostanzialmente incolore, persino nell’atmosfera (Figura 6.12-6).

Figura 6.12-6. Decollo del vettore Titan che l’11 novembre 1966 porta in orbita la capsula Gemini 12. Si notano lo scarico dei motori pressoché incolore e l’assenza di fiamme.


Lo stesso sistema di propulsione ipergolica è stato usato per decenni anche per i motori di manovra della navetta spaziale Shuttle.

Anche i tre motori principali dello Shuttle producevano uno scarico sostanzialmente incolore bruciando idrogeno e ossigeno, a differenza dello scarico fiammeggiante dei booster laterali a propellente solido del veicolo, come visibile nelle Figure 6.12-7/8/9.

Figura 6.12-7. I motori principali dello Shuttle (a sinistra) hanno un getto quasi incolore e trasparente, mentre i booster a propellente solido (a destra) producono una fiammata molto vistosa. Credit: NASA/Rusty Backer e Michael Gayle.



Figura 6.12-8. I motori principali dello Shuttle al momento dell’accensione (fonte: FSG).



Figura 6.12-9. Un’altra veduta dei motori principali dello Shuttle all’accensione (fonte: FSG).


Figura 6.12-10. Il decollo senza fiammata di un razzo britannico Black Arrow per il lancio di satelliti (1969-1971).