IN DETTAGLIO: La cosa potrà sorprendere, ma è effettivamente vero che alcuni vecchi archivi Internet della NASA contengono o hanno contenuto foto ritoccate. Per esempio, per anni il sito Spaceflight.nasa.gov ha ospitato la versione della foto S69-40308 mostrata in Figura 5.21-1, che è vistosamente ritoccata con il “copia e incolla” nella parte superiore destra (Figura 5.21-2): sembra proprio che qualcuno abbia copiato una porzione dell’immagine e l’abbia incollata in posizione leggermente spostata.
Figura 5.21-1. Fotogramma S69-40308 dalla ripresa 16 mm dell’Apollo 11, tratto da Spaceflight.nasa.gov a febbraio 2010. In alto a destra c’è la zona ritoccata. Fonte: Archive.org.
Figura 5.21-2. Dettaglio dell’immagine precedente. Le frecce evidenziano le parti duplicate.
Il “copia e incolla” è una tecnica usata spesso nel fotoritocco digitale per coprire un dettaglio sgradito o un’imperfezione della foto. Si notano persino particelle di polvere presenti sulla pellicola scandita che sono state copiate e incollate.
Questo, tuttavia, non dimostra che la NASA effettui fotoritocchi per abitudine e nasconda chissà cosa. Del resto, pare improbabile che una finzione così politicamente importante si lasci sfuggire dei falsi così maldestri e facilmente rivelabili.
Infatti gli archivi dell’ente spaziale (e le collezioni private di stampe dell’epoca) contengono altre copie della fotografia in questione prive di ritocco (per esempio nell’Apollo Lunar Surface Journal), dalle quali si capisce che si tratta di una semplice correzione digitale di scansioni tratte da vecchie copie danneggiate degli originali su pellicola. I ritocchi servono solo per ripulire togliendo graffi e peluzzi, non per ingannare.
Infatti la NASA, contrariamente a quanto ritengono molti lunacomplottisti, non è una ricchissima, monolitica agenzia governativa: è una grande burocrazia divisa in compartimenti stagni, che spesso lavorano senza collaborare fra loro e con una sorprendente povertà di fondi e di mezzi.
Il risultato è che i vari dipartimenti della NASA hanno preparato e pubblicato su Internet indipendentemente fra loro, nel corso del tempo, collezioni di foto basate sugli esemplari che avevano nei propri archivi. In molti casi, questi esemplari non erano tratti direttamente dai preziosissimi originali, ma erano una scansione di copie di copie di copie fatte su pellicola decenni prima e che nell’arco degli anni si erano sbiadite e avevano subìto danni vistosi a furia di essere maneggiate. Non avendo fondi stanziati per una nuova acquisizione delle immagini, i dipartimenti hanno usato quella che avevano.*
* Corrispondenza personale con Dave Williams del NASA Goddard Spaceflight Center, settembre 2003.
È quello che è successo anche con la presunta lettera “C” su una roccia, discussa nella sezione Come si spiega che c’è una “C” su un sasso?.
Gli originali non ritoccati e scanditi correttamente sono disponibili presso quattro fonti Internet di riferimento: l’Apollo Lunar Surface Journal, il Lunar and Planetary Institute, il Gateway to Astronaut Photography of Earth e l’Apollo Archive, le cui coordinate sono indicate nella bibliografia in fondo a questo libro.
Figura 5.21-3. Una scansione migliore dello stesso fotogramma, tratta da Spaceflight.nasa.gov nel 2018.
In realtà l’intera accusa di fotoritocco è un autogol per il lunacomplottismo. Se infatti le foto fossero ritoccate o alterate in modo più vistoso di una semplice correzione di graffi o difetti, vorrebbe dire che furono effettivamente scattate sulla Luna: altrimenti sarebbe stato sufficiente tornare al set cinematografico e scattarle di nuovo senza errori.