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4.6 Origini e storia del complottismo lunare

Il lunacomplottismo non è un fenomeno recente. Secondo Andrew Chaikin, storico delle missioni spaziali e autore del libro A Man on the Moon, i primi dubbi sull’autenticità delle missioni lunari comparvero nei media addirittura prima che avvenissero gli sbarchi, in occasione del volo di Apollo 8 intorno alla Luna, nel dicembre del 1968: i giornali dell’epoca segnalarono persone dubbiose, ma sotto forma di aneddoti che non fanno statistica.*

* A Moon Landing? What Moon Landing? di John N. Wilford, New York Times, 18/12/1969, pag. 30.


Un anno dopo il primo sbarco sulla Luna, un sondaggio informale condotto negli Stati Uniti rilevò che oltre il 30% dei 1721 interpellati aveva sospetti sulle missioni. La notizia fu pubblicata anche dai media italiani.*

* The Wrong Stuff, in Wired 2.09, settembre 1994; Newsweek, 20/7/1970; Many Doubt Man’s Landing on Moon, Atlanta Constitution, 15/6/1970; L’uomo sulla Luna? Solo una montatura, Panorama, 30 luglio 1970.


La cifra saliva al 54% fra gli americani di colore, ma questo “forse esprime più che altro il distacco delle minoranze dall’impresa Apollo e il razzismo pervasivo della nazione”.*

* Roger D. Launius, American Spaceflight History’s Master Narrative and the Meaning of Memory, in Remembering the Space Age, Steven J. Dick (ed.), 2008, pagg. 373-384.


Il primo libro dedicato all’argomento sembra essere stato Did Man Land on the Moon? del matematico James J. Cranny, autopubblicato in Texas nel 1970 e oggi introvabile.

L’esistenza delle tesi di messinscena nell’opinione pubblica fu testimoniata ben presto anche al cinema. Nel film Agente 007 - Una cascata di diamanti (Diamonds are Forever), del 1971, James Bond irrompeva in un laboratorio dove si stava simulando una missione lunare in maniera decisamente equivoca.

Figura 4.6-1. Il ”set lunare“ di Una cascata di diamanti (1971).


Nel 1970 circolò a Mosca una tesi di complotto lunare piuttosto bizzarra, secondo la quale il Lunokhod 1, un veicolo teleguidato sovietico atterrato sulla Luna a novembre di quell’anno, era in realtà “manovrato da un agente nano del KGB in una missione suicida senza ritorno sulla superficie lunare”, perché i moscoviti pensavano che la tecnologia sovietica non fosse all’altezza di teleguidare un robot sulla Luna. I sostenitori di questa tesi, tuttavia, a quanto pare non avevano problemi a credere che quella stessa tecnologia sovietica fosse in grado di far atterrare un essere umano sulla Luna e tenerlo vivo in qualche modo per ben undici mesi di fila: tanto, infatti, durò l’attività esplorativa del Lunokhod 1.*

* Encyclopedia Astronautica, KGB Dwarf.