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4.4 Il diverbio Stagno-Orlando

Grazie al materiale oggi pubblicamente disponibile si può verificare, per esempio, che la diretta della RAI (l’unica disponibile all’epoca in Italia) per l’allunaggio di Apollo 11 fu un gran pasticcio: per ragioni non chiare, il conduttore Tito Stagno attribuì ripetutamente agli astronauti e al Controllo Missione frasi in realtà mai dette.

Sincronizzando le registrazioni audio e su pellicola effettuate dagli astronauti di Apollo 11 con la registrazione della diretta RAI si può inoltre chiarire una volta per tutte chi ebbe ragione nel famoso battibecco fra lui e il collega Ruggero Orlando, che stava a Houston: emerge che Stagno annunciò il contatto con il suolo della Luna, esclamando “Ha toccato! Ha toccato il suolo lunare!”, quando in realtà Armstrong e Aldrin erano ancora a oltre 30 metri d’altezza e mancava circa un minuto al loro allunaggio. Il suo elogio del coraggioso compimento dell’impresa fu bloccato, fra l’ilarità del pubblico, da Orlando con un secco “Qui ci pare che manchino ancora dieci metri”.

Il successivo bisticcio fra i due cronisti per chiarire chi avesse ragione coprì persino lo storico annuncio di Neil Armstrong: “Houston, Tranquility Base here. The Eagle has landed” (“Houston, qui Base Tranquillità. L’Aquila è atterrata”) e divenne un tormentone mediatico negli anni successivi. Ma oggi il confronto rivela che aveva ragione Ruggero Orlando, anche se la giustificazione che abbozzò fu errata: neppure i sensori sporgenti sotto il modulo lunare avevano toccato il suolo al momento dell’annuncio di Stagno.

Figura 4.4-1. Ricostruzione degli eventi durante la diretta RAI del primo allunaggio.


Va chiarito che a favore di Stagno vanno invocate molte attenuanti: l’audio disturbatissimo degli astronauti, l’assenza di un segnale TV dalla Luna durante la discesa (c’era solo l'audio, come del resto previsto dalla missione), la difficoltà di dover convertire in metri le misure espresse in piedi e pollici dagli astronauti, la tensione di una diretta che sapeva sarebbe passata alla storia, le lunghe ore di trasmissione, e non ultima la simpatia dell’uomo.

Esaminando in dettaglio la vicenda, alcune ragioni dell’equivoco diventano molto evidenti. Per esempio, a 102:43:52 (tempo della missione), quando Aldrin disse “1 1/2 down. Ease her down. Two-seventy”, ossia “un piede e mezzo [al secondo] giù. Falla scendere dolcemente. 270 [piedi], Tito Stagno tradusse “70 piedi“: capì "seventy" al posto di "two-seventy", ma non fu colpa sua, perché l’audio di Aldrin arrivava troncato.

L’astronauta, infatti, aveva il proprio microfono impostato su VOX (attivazione automatica quando captava un suono), e questo gli troncava la prima sillaba di ogni frase. Nella diretta il “two” non si sentiva affatto (molti vuoti nell’audio furono colmati in seguito nelle trascrizioni grazie al registratore a bordo del modulo lunare). Tutto questo fece credere a Stagno che il modulo lunare fosse a 21 metri d’altezza quando in realtà era ancora a 82 metri dal suolo.

Anche a 102:44:16, quando Aldrin disse “3 1/2 down, 220 feet, 15 forward“ (“tre piedi e mezzo giù, 220 piedi, 15 [piedi] avanti”), Stagno disse “Continuate la discesa a vostro giudizio, 20 piedi...”: qui il "two-twenty" si sentiva chiaramente, ma Stagno lo interpretò come "twenty". Per il cronista, insomma, il LM era a quel punto a soli sei metri dal suolo, mentre in realtà era ancora undici volte più in alto: stava a 67 metri.

Dieci secondi più tardi, a 102:44:26, quando Aldrin comunicò la velocità di discesa dicendo “5 1/2 down”, Stagno la interpretò erroneamente come altezza dal suolo e disse “Cinque piedi e mezzo... due metri...”.

Quando Tito Stagno esclamò “Ha toccato! Ha toccato il suolo lunare!”, in realtà l’ultimo dato altimetrico trasmesso da Buzz Aldrin indicava che il LM era ancora a 120 piedi, vale a dire 36 metri, dal suolo della Luna. Nella registrazione della diretta si sente, mentre parte l’applauso in studio, la voce di Aldrin che scandisce ancora i dati di discesa e indica un’altezza di 100 piedi (30,5 metri).

Ruggero Orlando, a sua volta, sbagliò quando disse “Eccolo, eccolo, ha toccato in questo momento”: il modulo lunare aveva già toccato da più di dieci secondi.

La vicenda è descritta in dettaglio in Il diverbio Stagno-Orlando: chi aveva ragione? su Complottilunari.info (2009).