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3.16 La polvere parabolica

Un altro aspetto delle immagini delle missioni lunari che risulta difficilmente spiegabile per i sostenitori della messinscena è un dettaglio apparentemente banale: la polvere.

Sulla Terra, la polvere che viene sollevata, per esempio dalle ruote di un’auto, resta sospesa nell’aria a lungo, formando nubi, volute e scie lunghe come quelle mostrate in Figura 3.16-1:

Figura 3.16-1. Polvere sollevata su una strada sterrata. Credit: PA.


Nelle riprese delle corse delle auto elettriche lunari, invece, si vede che la polvere molto fine ricade bruscamente al suolo, tracciando un arco parabolico come quello visibile nelle Figure 3.16-2 e 3.16-3, appunto perché sulla Luna non c’è aria che ne freni la caduta e la tenga sospesa. Questo significa che le riprese devono essere state effettuate in un luogo privo d’atmosfera: nel vuoto, insomma.

Figura 3.16-2. Il Rover della missione Apollo 16 solleva la polvere in modo anomalo. Dettaglio di fotogramma tratto dalle riprese in 16 mm.


Figura 3.16-3. Ripresa 16 mm del Rover di Apollo 16.


Questo comportamento insolito della polvere lunare si nota anche quando gli astronauti camminano. A ogni passo, i loro piedi producono un ampio ventaglio di granelli che ricadono bruscamente al suolo e nelle riprese in controluce creano un vistoso riflesso improvviso.

È un effetto riscontrabile molto chiaramente nelle riprese cinematografiche e televisive e con un po’ di attenzione anche in sequenze di immagini statiche (Figura 3.16-4):

Figura 3.16-4. Dettaglio di tre fotogrammi successivi del filmato 16 mm dell’Apollo 11: Buzz Aldrin dimostra la traiettoria e ricaduta a ventaglio nell’ambito di una serie di esperimenti sul comportamente del suolo lunare.


Nei video e nei filmati il fenomeno della polvere che si comporta in maniera decisamente non terrestre è facile da notare:





Figura 3.16-5. Comportamento anomalo della polvere nei filmati e nelle dirette TV.


La polvere è un elemento rivelatore anche nei filmati degli allunaggi: quando il modulo lunare sta per toccare il suolo, la si vede schizzar via orizzontalmente, spinta dal getto del motore, e formare una cortina che offusca la visuale, come si nota qui sotto. Non appena il motore si spegne, la corsa della polvere cessa di colpo, senza formare volute o sbuffi, e il suolo torna ad essere visibile.

Figura 3.16-6. La ripresa 16 mm dell’allunaggio dell’Apollo 11 mostra la polvere che schizza via in modo rettilineo.


Come sarebbe stato possibile ottenere ripetutamente un fenomeno del genere utilizzando gli effetti speciali cinematografici degli anni Sessanta?

C’è chi ipotizza l’uso di una sabbia pesante e a grana grossa, ma nessuno finora ha saputo dimostrare che quest’ipotetica sabbia si comporti davvero come mostrato dai filmati lunari, cambiando oltretutto riflettività quando viene calciata e diventando molto scura da certe angolazioni ma luminosissima da altre, come si nota in alcuni filmati.

In alternativa, si potrebbe ipotizzare l’uso di riprese di modellini dei veicoli spaziali all’interno di una camera a vuoto. In effetti i ricercatori della NASA usarono una di queste camere per studiare come si muoveva la polvere lunare quando veniva colpita dal getto di un motore a razzo nel vuoto: temevano che se ne sollevasse così tanta da impedire all’equipaggio di vedere dai finestrini.

Figura 3.16-7. Due ricercatori osservano una simulazione della polvere lunare che si trova all’interno di una piccola camera a vuoto presso il Lewis Research Center nel 1960. Foto C-1960-53766 (dettaglio). Fonte: NASA/Glenn Research Center.


Tuttavia questo metodo avrebbe funzionato soltanto per le riprese dei veicoli. Qualunque ripresa TV o cinematografica che dovesse mostrare astronauti in movimento, le cui movenze non potevano essere riprodotte da un modello in scala o da una marionetta, avrebbero comportato la necessità di mettere sotto vuoto un intero studio di ripresa, con gli attori astronauti, le fotocamere, le cineprese, le telecamere, le luci e gli operatori.

Questo avrebbe richiesto una camera a vuoto immensa, visto che alcuni filmati mostrano gli astronauti e la loro auto lunare che percorrono centinaia di metri senza stacchi o interruzioni. Eppure ancor oggi la camera a vuoto più grande del mondo, a Plum Brook Station nell’Ohio, misura soltanto 30 metri di diametro: un modulo lunare, da solo, ne avrebbe occupato un terzo.

Non bisogna dimenticare che sarebbe stato inoltre necessario ottenere questo effetto speciale contemporaneamente a tutti gli altri e per lunghe sequenze ininterrotte. Ancora una volta, sarebbe stato più semplice andare sulla Luna per davvero.

Confrontiamo le riprese degli allunaggi Apollo con il massimo esempio degli effetti speciali dell’epoca: 2001 Odissea nello spazio, uscito nel 1968, poco prima del primo sbarco sulla Luna. Ogni tanto si sente dire che le riprese dei viaggi lunari sarebbero state falsificate proprio con l’aiuto del regista di questo film, Stanley Kubrick, maestro degli effetti speciali.

Ma nella sequenza di allunaggio mostrata dal film il comportamento della polvere è in realtà clamorosamente sbagliato (Figura 3.16-8): la polvere forma volute e rimane in sospensione. Segno che la ripresa non è stata fatta nel vuoto, ma in presenza d’aria.




Figura 3.16-8. Un allunaggio rappresentato in 2001 Odissea nello spazio (1968): la polvere forma erroneamente delle volute. Credit: MGM.


Se questo è il massimo che si poteva ottenere con la tecnologia degli effetti speciali degli anni Sessanta, come avrebbe fatto la NASA a falsificare le riprese lunari?