Figura 14.4-1. Valentin Bondarenko, a destra, con il figlio Alexandre e la moglie Anya nel 1956. Fonte: Anecdotes-spatiales.com.
Valentin Bondarenko era un tenente pilota di caccia dell’aviazione sovietica. Il 28 aprile 1960 fu scelto per il primo gruppo di 29 cosmonauti e iniziò il 31 maggio successivo l’addestramento per il volo sulla Vostok 1: lo stesso veicolo sul quale Yuri Gagarin fece il primo volo umano orbitale della storia un anno dopo.
Ma il 23 marzo 1961, al termine del terzo giorno di un esperimento di due settimane in una camera pressurizzata presso l’Istituto di Studi Biomedici di Mosca, Bondarenko si tolse dal corpo dei sensori di monitoraggio delle funzioni vitali e si pulì con un batuffolo di cotone impregnato d’alcool. Gettò distrattamente il batuffolo, che cadde su una piastra termica elettrica e prese fuoco, incendiando anche la tuta di lana di Bondarenko.
In un’atmosfera di ossigeno puro, le fiamme divamparono violentissime. Ci volle mezz’ora per aprire la porta della camera. Bondarenko riportò ustioni di terzo grado su tutto il corpo tranne i piedi, dove gli stivali di volo lo avevano in parte protetto.
Morì in ospedale dopo ore di agonia, a 24 anni. Accanto a lui, incaricato di seguirne le condizioni e di riferire ai superiori, c’era Yuri Gagarin. Tre settimane dopo, Gagarin volò nello spazio ed entrò nei libri di storia, forse al posto di Valentin Bondarenko.
Il Presidio del Soviet Supremo conferì a Bondarenko l’Ordine della Stella Rossa il 17 giugno 1961 e il ministro della difesa sovietico diede ordini segreti affinché alla sua famiglia venisse “fornito tutto il necessario, come si confà alla famiglia di un cosmonauta“.
Della fine atroce del giovane pilota non si seppe nulla fino al 1980, quando fu rivelata, ma soltanto in Occidente. La sua immagine fu cancellata dalle fotografie ufficiali sovietiche dei primi sei cosmonauti. Il celebre cosmonauta Leonov, interrogato sulle censure delle fotografie e sulle dicerie riguardanti cosmonauti periti in segreto, mentì ripetutamente ai giornalisti occidentali. La sua morte fu resa nota in Russia soltanto nel 1986, ventisette anni dopo la tragedia, da un articolo di Yaroslav Golovanov su Izvestia. Nessun veicolo sovietico usò mai atmosfere di ossigeno puro. Sul lato nascosto della Luna c’è un cratere che porta il nome di Bondarenko.