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11.3 Apollo 20 recuperò in segreto un’astronave aliena?

IN BREVE: No. È un falso grossolano inventato da uno scultore francese, Thierry Speth.


IN DETTAGLIO: Una tesi ripresentata periodicamente dai media* è che vi sarebbe stata una missione militare segreta, battezzata Apollo 20, svolta congiuntamente da astronauti statunitensi e cosmonauti sovietici per recuperare un veicolo alieno scoperto sulla Luna.

* Did the USA/USSR Fly a Secret Joint Mission to the Moon in 1976 To Investigate a Crashed Extraterrestrial Mothership? Michael E. Salla, Bibliotecapleyades.net, 2007; Mistero, Italia 1, 25 ottobre 2009; Luna, 40 anni in chiave aliena - Dalle “presenze” all’Apollo 20, Flavio Vanetti, Corriere della Sera, 19 luglio 2009.


Secondo la narrazione di tale William Rutledge, che asserisce di essere stato uno degli astronauti di questa missione insieme all’americana Leona Snyder e al russo Alexei Leonov, un vettore Saturn V sarebbe partito di nascosto nel 1976 dalla base militare di Vandenberg, in California, per raggiungere la faccia non visibile della Luna. Là, infatti, le ricognizioni fotografiche dell’Apollo 15 avevano scoperto un gigantesco vascello alieno.

La presenza del veicolo sarebbe confermata da immagini pubblicate negli atlanti fotografici lunari, per esempio nel dettaglio della foto NASA AS15-P-9625 mostrato in Figura 11.3-1. La presunta astronave sarebbe la forma chiara allungata al centro dell’immagine.

Figura 11.3-1. La presunta astronave aliena.


Già questo aspetto dovrebbe far riflettere sulla plausibilità della storia: se l’esistenza di un veicolo extraterrestre sulla Luna era così top secret da motivare addirittura una missione congiunta russo-americana segreta, bisogna chiedersi come mai l’astronave fu invece lasciata in bella mostra nelle fotografie pubblicate.* Dato che le immagini della faccia nascosta della Luna erano disponibili all’epoca soltanto se la NASA o l’Unione Sovietica le rilasciavano, sarebbe stato semplice ritoccarle prima di diffonderle, in modo da non rivelare nulla.

* La foto è disponibile su Internet per esempio presso l’Apollo Image Atlas, Lpi.usra.edu.


Tuttavia la storia di Rutledge è corredata di molti dettagli narrativi ricchi di riferimenti tecnici, apparentemente credibili per i non esperti, e da video impressionanti, che mostrano addirittura un cadavere alieno umanoide (Figura 11.3-2) e immagini ravvicinate del veicolo extraterrestre.


Figura 11.3-2. Il presunto cadavere alieno mostrato da Mistero.


Se si mette da parte l’impatto emotivo della crudezza delle immagini e si svolge una ricerca attenta, emerge però chiaramente che la storia è in realtà un falso piuttosto ben costruito, realizzato dall’artista francese Thierry Speth e smascherato da molti ricercatori.*

* Falso un video dell'Apollo 20, Cun-veneto.it, 2007 (conservato su Archive.org); An Alien with Boobies (and floating torsos), Forgetomori, 2008; Above Top Secret, 2010.


Per esempio, l’esame attento dei video presentati da Rutledge permette di scoprire una ben poco futuristica molla in una delle riprese della presunta astronave. Inoltre in uno dei video che mostra l’interno del Modulo Lunare, uno degli astronauti risulta essere un torso fluttuante, perché è stato sovrapposto allo sfondo usando un mascherino sbagliato (Figura 11.3-3). Questi dettagli rivelano la falsificazione.


Figura 11.3-3. In basso a destra manca la parte inferiore del corpo del presunto astronauta.


Inoltre le immagini della “città” sono state prese dalle pagine 24 e 25 del libro ESCHATUS: Future Prophecies From Nostradamus' Ancient Writings di Bruce Pennington. il “cadavere alieno” è semplicemente una delle sculture di Speth.*



Sul piano tecnico, è assurdo pensare che si possa far partire un missile alto più di cento metri dalla California senza che nessuno lo veda decollare e senza che gli astronomi e gli astrofili di tutto il mondo lo avvistino durante il tragitto verso la Luna, come avvenne per le vere missioni Apollo.

Inoltre lanciare un vettore da Vandenberg, sulla costa ovest degli Stati Uniti, anziché da Cape Canaveral, che sta sulla costa est, avrebbe comportato seri problemi di traiettoria.

Se lanciato verso est, come nelle missioni reali, il gigantesco primo stadio S-IC sarebbe ricaduto sul suolo statunitense, con un rischio evidente e intollerabile di danni a cose e persone oltre che di avvistamento, invece di cadere nell’Atlantico come consueto.

Non lo si sarebbe potuto lanciare in direzione ovest, ossia sopra il Pacifico, perché questa traiettoria avrebbe comportato un’enorme penalizzazione di velocità. I missili orbitali, infatti, vengono lanciati quasi sempre verso est per sfruttare la velocità di rotazione della Terra, che alla latitudine di Cape Canaveral è di circa 1470 chilometri l’ora e viene trasferita al missile. Lanciarli verso ovest significherebbe lottare contro quella velocità di rotazione.

Lanciarli in orbita polare (verso nord o verso sud) comporterebbe comunque la perdita di quei 1470 chilometri l’ora regalati dalla rotazione terrestre. In entrambi i casi queste traiettorie avrebbero ridotto notevolmente la capacità di carico del Saturn V.

E l’astronave? Un esame delle foto originali ad alta risoluzione (Figura 11.3-4) chiarisce che si tratta soltanto di un avvallamento del terreno che l’occhio tende a interpretare come una sagoma regolare nelle copie sgranate dell’immagine usate dagli ufologi poco seri e dai disseminatori di fandonie. L’illusione svanisce se si esamina una copia in alta qualità.


Figura 11.3-4. Particolare della foto NASA AS15-P-9625. Scansione tratta dall’archivio della Arizona State University.