IN DETTAGLIO: Questa tesi ufologica scaturisce da una dichiarazione fatta da Buzz Aldrin in un documentario britannico intitolato First on the Moon: The Untold Story (2005). Ecco le parole dell’astronauta in traduzione:
C’era qualcosa, là fuori, che era abbastanza vicino da poterlo osservare. E cosa poteva essere? Mike [Collins] decise che poteva guardarlo dal telescopio e ci riuscì, e quando [l’oggetto] era in una certa posizione aveva una serie di ellissi. Ma quando lo mettevi bene a fuoco sembrava a forma di L.
Questo non ci chiariva molto la situazione... Ovviamente non avremmo esclamato ’Ehi, Houston, abbiamo qualcosa che si muove accanto a noi, non sappiamo cos’è, ce lo potete dire voi?’. Non l’avremmo certo fatto! Perché sapevamo che quelle trasmissioni sarebbero state ascoltate da gente di ogni sorta, e chissà mai che qualcuno potesse pretendere che tornassimo subito a casa per via degli alieni o di altre ragioni. Per cui non lo facemmo, e chiedemmo semplicemente con cautela a Houston dove si trovasse lo stadio S-IVB.
Qualche minuto dopo ci dissero che era a circa undicimila chilometri per via della manovra, per cui non pensavamo di osservare qualcosa di così distante. Così decidemmo, dopo averlo guardato per un po’, che era ora di dormire e di non parlarne fino al ritorno, durante il debriefing.
In originale:
There was something out there that was close enough to be observed... and what could it be?... Mike [Collins] decided he thought he could see it in the telescope, and he was able to do that, and when it was in one position it had a series of ellipses. But when you made it real sharp it was sort of L-shaped.
That didn’t tell us very much... Obviously the three of us were not gonna blurt out “Hey, Houston, we’ve got something moving alongside of us, we don’t know what it is, you know, can you tell us what it is?” We weren’t about to do that! ’Cause we know that those transmissions would be heard by all sorts of people, and who knows what somebody would have demanded that we turn back because of aliens or whatever the reason is. So we didn’t do that, but we did decide we’d just cautiously ask Houston where... how far away was the S-IVB...
And a few moments later, they came back and said something like it was six thousand miles away because of the maneuver, so we really didn’t think we were looking at something that far away, so we decided that after a while watching it, it was time to go to sleep, and not to talk about it anymore until we came back, in debriefing.
Aldrin è troppo divertito quando parla di alieni (Figura 11.2-1) perché le sue parole possano essere interpretate come ammissione di un incontro con gli extraterrestri, ma il documentario ricama non poco sulle sue frasi, mostrando anche un oggetto sgranato (che però non è quello visto dall’Apollo 11, bensì uno avvistato durante un’altra missione lunare) e dicendo che l’oggetto avvistato dagli astronauti non fu mai identificato con certezza.
Figura 11.2-1. Buzz Aldrin racconta l’episodio “ufologico” nel documentario First on the Moon: The Untold Story (2005).
Sembra, insomma, che un astronauta Apollo dica di aver visto un UFO e di aver deciso insieme ai colleghi di mettere a tacere la cosa, o almeno così sostengono numerosi siti ufologici. Ma andando a verificare i fatti emerge che la congiura del silenzio non la fanno gli astronauti: la fanno i documentaristi a caccia di clamore.
Infatti la spiegazione più probabile e non extraterrestre dell’avvistamento era già stata data da Aldrin direttamente durante l’intervista per il documentario, ma era stata tagliata, come riferì* Aldrin stesso a David Morrison, del Nasa Astrobiology Institute, e continua tuttora ad essere ignorata dai media.
* Ask an Astrobiologist, 26 luglio 2006, Nasa.gov.
Aldrin aveva spiegato alla troupe del documentario che l’oggetto che li ”inseguiva” era con tutta probabilità uno dei quattro pannelli interstadio che racchiudevano il Modulo Lunare, come si vede in Figura 11.2-2.
Figura 11.2-2. Estrazione del modulo lunare. Dettaglio del disegno NASA S-66-5107.
Al decollo dalla Terra e per parte del volo verso la Luna, il Modulo Lunare stava sopra lo stadio S-IVB (il cilindro in basso a sinistra in Figura 11.2-2) e sotto il Modulo di Comando e Servizio, protetto da questi quattro pannelli.
Durante il tragitto veniva effettuata la manovra di Transposition and Docking: il Modulo di Comando e Servizio si sganciava dallo stadio S-IVB e ruotava di 180°, viaggiando per così dire in retromarcia. I pannelli di protezione del Modulo Lunare venivano aperti a petalo e sganciati dallo stadio S-IVB, in modo da permettere al Modulo di Comando e Servizio di agganciarsi al Modulo Lunare ed estrarlo.
Fatto questo, il Modulo di Comando e Servizio e il Modulo Lunare accoppiati (l’astronave Apollo vera e propria) si allontanavano dallo stadio S-IVB, che successivamente veniva spinto in un’orbita che evitasse collisioni con il veicolo Apollo.
Ma i pannelli di protezione erano già sganciati dallo stadio prima che cambiasse rotta, per cui non venivano coinvolti nella manovra di deviazione. Ubbidendo diligentemente alle leggi newtoniane del moto, quindi, questi pannelli proseguivano per inerzia lungo la traiettoria del veicolo Apollo come gabbiani dietro una nave fino al momento in cui l’Apollo effettuava correzioni di rotta.
Negli anni successivi, Aldrin ribadì la vera natura dell’avvistamento in più occasioni, per esempio nel corso del popolare Howard Stern Show del 15 agosto 2007, in un’intervista televisiva al Science Channel nella quale chiese di chiarire ai telespettatori che non aveva visto un veicolo alieno (l’emittente rifiutò), e in un Ask Me Anything su Reddit nel 2015, nel quale scrisse quanto segue.
A bordo di Apollo 11, mentre facevamo rotta verso la Luna, vidi dal finestrino una luce che sembrava muoversi affiancata a noi. C’erano molte spiegazioni di quello che poteva essere, a parte un altro veicolo spaziale di un altro paese o di un altro mondo: poteva essere il razzo dal quale ci eravamo staccati o i quattro pannelli che si erano allontanati quando avevamo estratto il modulo lunare dal razzo ed eravamo muso contro muso con i due veicoli spaziali. Per cui nelle immediate vicinanze c’erano quattro pannelli che si stavano allontanando. E sono assolutamente convinto che stessimo vedendo il sole riflesso su uno di questi pannelli. Quale? Non lo so. Per cui tecnicamente la definizione potrebbe essere “non identificato”.
Abbiamo capito benissimo che cos’era. E quando siamo tornati, abbiamo fatto il debriefing e abbiamo spiegato esattamente quello che avevamo visto. Credevo che tutto questo fosse stato diffuso al mondo, al pubblico generico, ma a quanto pare no, e così, molti anni dopo, in un’intervista ho avuto tempo di rivelare queste osservazioni sulla rete televisiva di un altro paese. E gli ufologi negli Stati Uniti si sono arrabbiati tantissimo con me perché non avevo dato loro queste informazioni. Non era un alieno.
In originale:
On Apollo 11 in route to the Moon, I observed a light out the window that appeared to be moving alongside us. There were many explanations of what that could be, other than another spacecraft from another country or another world - it was either the rocket we had separated from, or the 4 panels that moved away when we extracted the lander from the rocket and we were nose to nose with the two spacecraft. So in the close vicinity, moving away, were 4 panels. And i feel absolutely convinced that we were looking at the sun reflected off of one of these panels. Which one? I don't know. So technically, the definition could be "unidentified."
We well understood exactly what that was. And when we returned, we debriefed and explained exactly what we had observed. And I felt that this had been distributed to the outside world, the outside audience, and apparently it wasn't, and so many years later, I had the time in an interview to disclose these observations, on another country's television network. And the UFO people in the United States were very very angry with me, that i had not given them the information. It was not an alien.
Nonostante le smentite, la storia dell’astronauta che ammette di aver visto un UFO è troppo ghiotta e quindi continua a girare. Eppure la faccenda era già stata discussa appunto durante il citato debriefing oltre trentacinque anni prima, come si può leggere alle pagine da 6-33 a 6-36 dell’Apollo 11 Technical Crew Debriefing, datato 31 luglio 1969.
È ironico che durante la missione gli astronauti scelsero di non parlare via radio della questione perché temevano che i loro commenti sarebbero stati male interpretati, ma che poi questa scelta sia stata interpretata come prova di qualcosa da nascondere. Proprio come avevano previsto, insomma, le loro parole sono state grossolanamente fraintese.