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1.1 L’equilibrio del terrore

Negli anni Cinquanta del secolo scorso, gli Stati Uniti e la Russia (più propriamente Unione Sovietica) erano acerrimi nemici. Si puntavano addosso a vicenda migliaia di bombe atomiche, secondo la dottrina della distruzione reciproca garantita o Mutual Assured Destruction, che non a caso si abbrevia in “MAD”, ossia “pazzo”: entrambi sapevano che chi avesse deciso di attaccare sarebbe stato sicuramente devastato dalla rappresaglia nucleare dell’altro.

Questo fragile equilibrio del terrore durò quarantacinque anni e terminò con la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991. Ma all’epoca della corsa alla Luna l’Unione Sovietica era un superstato, le cui frontiere chiuse e il cui regime isolavano dal resto del mondo i paesi che oggi chiamiamo Federazione Russa, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Estonia, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Lettonia, Lituania, Moldova, Tagikistan, Turkmenistan, Ucraina e Uzbekistan.

Figura 1.1-1. Unione Sovietica e Stati Uniti. Fonte: Wikipedia [1; 2].


Le due superpotenze nucleari si sfidavano anche nel cosmo: ciascuna vedeva nella realizzazione di voli spaziali una tecnica più efficiente per sorvegliare e bombardare il nemico e una dimostrazione potente della superiorità della propria tecnologia e del proprio sistema sociale, utile per convincere gli altri paesi del mondo a scegliere con chi allearsi. Lo spazio era propaganda.

Il 4 ottobre 1957 l’Unione Sovietica stupì l’opinione pubblica mondiale lanciando il primo satellite artificiale della storia: lo Sputnik 1. Non passò inosservato il fatto che il satellite sovietico avesse sorvolato impunemente gli Stati Uniti e gli altri paesi del mondo e fosse stato lanciato modificando uno dei missili intercontinentali che la Russia, come gli USA, stava costruendo per recapitare bombe nucleari in pochi minuti sulle città avversarie.

Figura 1.1-2. Lo Sputnik 1. Credit: Roscosmos.


Figura 1.1-3. La reazione della stampa americana alla notizia dello Sputnik 1.


Figura 1.1-4. Una prima pagina de L’Unità, organo del partito comunista italiano, dedicata allo Sputnik 1.


Gli Stati Uniti avviarono un piano federale d’emergenza per riprendersi dallo smacco politico di essere stati battuti da quello che ritenevano essere un paese arretrato. Accelerarono il proprio embrionale programma spaziale, che aveva già raccolto alcuni successi, come le prime foto dallo spazio (ottenute modificando razzi militari tedeschi V-2 per compiere voli verticali fino a 160 km di quota), e cercano di recuperare il ritardo accademico, militare e tecnologico che lo Sputnik aveva rivelato così eloquentemente e che aveva un’origine piuttosto paradossale.

Le bombe atomiche sovietiche, infatti, erano molto più rudimentali, pesanti e ingombranti di quelle americane, e così i russi erano stati costretti a sviluppare missili balistici molto più grandi e potenti di quelli degli Stati Uniti. Questi grandi lanciatori erano quindi facilmente convertibili in vettori per missioni spaziali orbitali; quelli americani no. In altre parole, i successi spaziali dell’Unione Sovietica erano in parte merito della sua tecnologia bellica inferiore.

Inizialmente gli Stati Uniti collezionarono soltanto ulteriori umiliazioni. Un mese dopo il volo dello Sputnik 1, il 3 novembre 1957, i sovietici stabilirono un altro record con lo Sputnik 2: il primo essere vivente lanciato in orbita, la cagnetta Laika, destinata a morire dopo poche ore a causa dello stress e del surriscaldamento della capsula (ma questo dettaglio venne tenuto segreto). La sua era comunque una missione di sola andata, perché non era previsto il rientro a terra: la tecnologia per riportare sulla Terra esseri viventi dall’orbita terrestre non era ancora disponibile.

Il primo tentativo spaziale statunitense, il 6 dicembre 1957, si concluse miseramente quando il missile Vanguard TV3, che doveva portare in orbita un piccolo satellite, si sollevò solo di qualche decina di centimetri e poi esplose sulla rampa di lancio.




Figura 1.1-5. L’esplosione del Vanguard TV3.


Gli Stati Uniti riuscirono alla fine a collocare in orbita un satellite, l’Explorer 1, il 31 gennaio 1958, usando un razzo militare Juno I (Redstone) progettato e modificato da Wernher Von Braun, creatore dei famigerati missili nazisti V-2 usati per bombardare Londra e altre città durante la Seconda Guerra Mondiale e passato poi al servizio dei militari americani. Ma i quattordici chili dell’Explorer 1 erano nulla in confronto ai cinquecento dello Sputnik 2 e ai 1300 dello Sputnik 3, che venne lanciato il 15 maggio successivo.