IN DETTAGLIO: Questa tesi è un bell’esempio di terminologia scientifica usata a sproposito per dare l’impressione di competenza e serietà.
La tesi parte da dati formalmente esatti:
- la velocità di fuga, ossia la velocità che permette di abbandonare il campo gravitazionale del nostro pianeta, è 11,2 chilometri al secondo, pari a 40.320 chilometri l’ora, al livello del suolo.
- Ma la NASA ha dichiarato (per esempio nel Press Kit di Apollo 11, a pagina 30) che la velocità raggiunta alla fine dell’accensione dello stadio S-IVB di Apollo 11 per dirigersi verso la Luna (Translunar Injection) fu 35.533 piedi al secondo, pari a 38.989 chilometri l’ora.
- In altre parole, la velocità massima dichiarata di Apollo 11 fu circa 1300 chilometri l’ora in meno della velocità di fuga.
Ma allora, dicono i sostenitori di questa tesi, come avrebbe potuto il veicolo spaziale Apollo sfuggire alla Terra e raggiungere la Luna?
Al profano questa può sembrare una contraddizione insanabile. Ma l’errore sta nella premessa: la velocità di fuga va raggiunta se si vuole sfuggire permanentemente all’attrazione della Terra. Un veicolo che raggiunga questa velocità non ricadrà mai più sulla Terra e continuerà ad allontanarsene all’infinito, senza dover consumare altro propellente (più precisamente, sfuggirà all’attrazione terrestre ma non a quella del Sole).
Ma le missioni lunari Apollo non dovevano ottenere affatto questo risultato: anzi, gli astronauti ci tenevano a tornare a casa. Per cui la NASA adottò una soluzione differente.
Per arrivare alla Luna non è necessario raggiungere una velocità che produca la fuga definitiva dalla Terra: è sufficiente che la velocità produca una semplice orbita ellittica intorno alla Terra stessa, allungata in modo da avere un apogeo (punto di distanza massima dal nostro pianeta) che corrisponda alla distanza e alla posizione orbitale della Luna nel momento in cui viene raggiunto quest’apogeo. Quindi i veicoli Apollo non dovevano affatto arrivare alla velocità di fuga per sbarcare sulla Luna o volarci intorno.
Anzi, non raggiungere la velocità di fuga è un vantaggio per la sicurezza, perché permette di usare una traiettoria di ritorno spontaneo (free return, Figura 7.9-1): il veicolo torna automaticamente verso la Terra senza aver bisogno di effettuare alcuna manovra o accensione dei propri motori.
Figura 7.9-1. Le principali traiettorie utilizzate dalle missioni Apollo. Dal Press Kit dell’Apollo 11.
Questo è particolarmente utile in caso di avarie, come avvenne nel caso dell’Apollo 13. Più precisamente, l’Apollo 13 partì su una traiettoria di ritorno spontaneo e poi accese il motore principale per lasciare questa traiettoria e dirigersi verso la Luna. Dopo lo scoppio a bordo fu utilizzata la spinta del motore di discesa del modulo lunare per inserire gli astronauti in un’altra traiettoria di ritorno spontaneo.