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7.12 Ma il modulo lunare non era un trabiccolo instabile?

IN BREVE: No: le apparenze ingannano. La forma irregolare del Modulo Lunare, con il suo unico motore centrale e le sue sporgenze asimmetriche, sembrerebbe instabile quanto un pallone da calcio in equilibrio su un dito e a prima vista parrebbe avere un baricentro alto che lo avrebbe fatto rovesciare al minimo squilibrio. Ma se si studia la sua struttura interna e si tiene presente che volava nel vuoto, si scopre che era in effetti molto più facile da stabilizzare di quella di qualunque missile tradizionale, perché le sue masse principali erano collocate al di sotto del centro di spinta del motore e quindi il suo baricentro era molto basso.


IN DETTAGLIO: Il lunacomplottista Bart Sibrel sostiene che il Modulo Lunare aveva un baricentro alto e che questo, a suo avviso, lo rendeva troppo instabile per poterlo pilotare.

Sibrel, che non è un tecnico aerospaziale, ritiene di poter giudicare la stabilità di un veicolo spaziale semplicemente guardandone qualche fotografia. In realtà un esame tecnico meno superficiale, basato su semplici nozioni di fisica, rivela che il modulo lunare era invece un veicolo più facile da stabilizzare rispetto a un missile convenzionale.

Nello stadio di discesa e in quello di risalita del LM, i serbatoi di propellente, che erano le masse più importanti del veicolo, erano collocati il più in basso possibile, lateralmente rispetto al motore (Figura 7.12-1).


Figura 7.12-1. Disposizione dei serbatoi nello stadio di discesa del LM.


Questa è una configurazione molto meno instabile di quella di un missile tradizionale, nel quale i serbatoi (e quindi le loro grandi masse) si trovano sopra i motori. Anche disporre questi serbatoi lateralmente agli estremi opposti aiutava a stabilizzare il veicolo, un po’ come l’asta di un equilibrista sul filo.

Inoltre i motori principali non si trovavano sotto il veicolo, come può sembrare a un esame superficiale, ma in posizione elevata, e ne sporgeva solo l’ugello. Il motore dello stadio di risalita sporgeva addirittura dentro l’abitacolo (Figura 7.12-2). Quindi il centro di spinta (il punto immaginario sul quale “appoggia” il veicolo a motore acceso, situato alla sommità dell’ugello) era vicino al baricentro: una soluzione ideale per la stabilità.

Figura 7.12-2. Sezione dello stadio di risalita del LM: in grigio il motore principale. Dall’Apollo Operations Handbook, volume 1, con evidenziazioni aggiunte.


Infine, i sedici motori di manovra erano disposti su bracci sporgenti, il più lontano possibile dall’asse di spinta del motore primario, in modo da sfruttare il braccio di leva nella propria azione.

L’aspetto asimmetrico del Modulo Lunare era dovuto proprio alla scelta di bilanciarlo: nello stadio di risalita, per esempio, il serbatoio del tetrossido di diazoto era più vicino all’asse di spinta del motore rispetto al serbatoio dell’Aerozine 50 perché quest’ultimo pesa di meno a parità di volume.

La forma tozza del Modulo Lunare può parere instabile al profano perché è così differente da quella dei razzi fusiformi tradizionali. Ma i razzi tradizionali volano nell’atmosfera e sono quindi soggetti a complesse regole aerodinamiche che ne governano la stabilità: specificamente, hanno un centro di pressione che deve stare al di sotto del loro centro di massa, altrimenti diventano instabili.* Il risultato è che a parità di altre condizioni un veicolo sottile e fusiforme è più stabile di uno tozzo nell’atmosfera. Il Modulo Lunare, invece, volava nel vuoto, per cui non era vincolato da alcuna regola aerodinamica (non aveva nessun centro di pressione da gestire), semplificandone la stabilità.