Per rallentare può sfruttare esclusivamente la resistenza dell’aria: la capsula si dispone con lo scudo termico in avanti e l’apice all’indietro, per sopportare temperature fino a 2700°C, e deve infilare una traiettoria il cui angolo deve essere compreso fra 5,5 e 7,5 gradi. Se l’angolo di rientro è troppo basso, la capsula trapasserà solo gli strati alti dell’atmosfera e si perderà nello spazio; se è troppo alto, il calore sarà eccessivo e distruggerà prematuramente lo scudo termico, trasformando veicolo e astronauti in una meteora incandescente.
Figura 2.4-1. Illustrazione artistica del rientro di una capsula Apollo, mostrata parzialmente in spaccato. Immagine NASA S68-41156 (1968).
Questa fase del rientro sottopone gli astronauti a una decelerazione violenta (fino a 7 g, equivalenti ad avere sette volte il proprio peso normale) e genera un muro d’aria ionizzata che per alcuni minuti blocca le comunicazioni radio: da Terra non c’è modo di conoscere l’esito della manovra fino a quando la capsula rallenta tanto da poter aprire i propri paracadute stabilizzatori, a circa 7000 metri di quota, e le comunicazioni radio riprendono. I tre paracadute primari si aprono a 3000 metri d’altezza.
La capsula ammara nell’Oceano Pacifico, dove rimane fino a quando viene raggiunta in elicottero dalle squadre di recupero. Gli astronauti vengono caricati sull’aeromobile con un verricello e trasferiti su una portaerei; un altro elicottero recupera la capsula e il suo prezioso carico scientifico.
Figura 2.4-2. Ammaraggio dell’Apollo 16. Foto AP16-S72-36293.
Per le prime missioni Apollo che sbarcano sulla Luna, al ritorno gli astronauti indossano tute sigillate non appena usciti dalla capsula e vengono messi in quarantena in camere ermetiche per paura di eventuali germi lunari. Questa precauzione verrà abbandonata a partire dalla missione Apollo 15 e gli astronauti saranno liberi di partecipare subito ai festeggiamenti organizzati in loro onore.
Figura 2.4-3. Armstrong, Collins e Aldrin insieme al presidente degli Stati Uniti Richard Nixon.