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6.7 Perché i salti degli astronauti sono così miseri?

IN BREVE: Non sono miseri rispetto alla gravità ridotta: semplicemente gli astronauti erano bardati in una tuta che raddoppiava la loro massa ed era ben poco flessibile, per cui non potevano darsi molto slancio. Inoltre una caduta sulla Luna avrebbe potuto ucciderli.


IN DETTAGLIO: Uno dei balzi lunari più celebri e citati è quello di John Young durante il suo saluto alla bandiera, nella missione Apollo 16. Il salto fu immortalato in video (Figura 6.7-1) e da una foto scattata dal collega Charlie Duke (Figura 6.7-2).

Figura 6.7-1. Il video del salto di John Young (a sinistra) sulla Luna durante la missione Apollo 16. L’altro astronauta (a destra) è Charlie Duke.



Figura 6.7-2. Foto del salto di John Young sulla Luna, scattata da Charlie Duke (AS16-113-18339).


I sostenitori delle tesi di messinscena ritengono che questo salto sia stranamente modesto: sulla Luna, con un sesto della gravità terrestre, gli astronauti sarebbero stati in grado di compiere balzi enormi, dato che pesavano un sesto del normale. Forse i cavi usati per la finzione non riuscivano a tirarli su abbastanza in fretta?

La spiegazione sta in un insieme di ragioni.

  • Gli astronauti indossavano una tuta e uno zaino che sulla Terra pesavano complessivamente 80 chili, ossia quanto l’astronauta stesso. È vero che sulla Luna pesavano un sesto, ossia circa 13 chili, ma si trattava comunque di zavorra che riduceva la possibilità di salto.
  • Nello spazio e sulla Luna bisogna imparare a distinguere fra peso e massa: il peso si riduce, ma la massa rimane invariata e quindi non cambia l’inerzia. Quindi l’astronauta che saltava doveva comunque vincere l’inerzia di tutti e 80 i chili della tuta e dello zaino, oltre a quella del proprio corpo, proprio come se fosse stato sulla Terra.
  • I salti furono eseguiti da fermi, senza rincorsa, come si vede nel video di Figura 6.7-1, cosa che anche sulla Terra limita l’altezza raggiungibile.
  • La tuta era molto rigida e limitava la possibilità di flettere le gambe e le braccia e di muoverle rapidamente per darsi slancio (Figura 6.7-3).
  • L’astronauta era sulla Luna, circondato dal vuoto, e quindi rischiava di morire per decompressione o soffocamento se fosse caduto e si fosse rotto il casco, si fosse danneggiato lo zaino contenente l’ossigeno e i sistemi di controllo della temperatura, oppure se si fosse strappata la tuta. In queste condizioni, magari era meglio non fare tentativi di salto troppo esagerati.


Figura 6.7-3. John Young appena prima del suo balzo apparentemente anomalo. Si noti la flessione molto modesta delle gambe.


Inoltre molti lunacomplottisti ritengono erroneamente che il salto di Young sia il massimo mai effettuato sulla Luna. In realtà era semplicemente il minimo indispensabile per scattare una foto insolita dell’astronauta che saluta la bandiera mentre è apparentemente sospeso a mezz’aria. Ci sono stati infatti altri casi nei quali i salti lunari furono molto più significativi.

Per esempio, nei resoconti della missione Apollo 11 Neil Armstrong riferì di aver effettuato un salto dalla zampa del modulo lunare che gli permise di raggiungere il terzo piolo della scaletta del veicolo, che stimò trovarsi a 150-180 centimetri dal suolo.* I suoi balzi sono visibili nelle registrazioni della diretta televisiva della sua escursione lunare (Figura 6.7-4).

* Apollo 11 Technical Crew Debriefing, 31/7/1969, in NASA Mission Reports - Apollo 11, Vol. 2, Apogee Books, pag. 89 (pagina 10-61 nella numerazione originale).


Figura 6.7-4. Il salto di Neil Armstrong per risalire a bordo al termine dell’escursione lunare di Apollo 11. Immagini dalla diretta televisiva integrale restaurata (a destra della bandiera, nell’ombra del LM, a 2:16:40).


Ma ad Armstrong non parve opportuno fare troppi esperimenti in tal senso: notò infatti che c’era “una tendenza a rovesciarsi all’indietro durante i salti alti. Una volta quasi caddi, e decisi che ne avevo avuto abbastanza”.* Una caduta all’indietro avrebbe infatti rischiato di causare avarie allo zaino sulla schiena dell’astronauta, con il risultato di dover interrompere l’escursione prima del previsto.

* Apollo 11 Technical Crew Debriefing, 31/7/1969, in NASA Mission Reports - Apollo 11, Vol. 2, Apogee Books, pag. 76 (pagina 10-28 nella numerazione originale).


Lo stesso John Young e il suo collega Charlie Duke, verso la fine delle loro escursioni lunari durante la missione Apollo 16, effettuarono una piccola gara di salto in alto, visibile nella diretta TV. Duke stimò che Young avesse raggiunto un’altezza di circa 120 centimetri (Figura 6.7-5). Duke fece un balzo altrettanto alto, ma cadde all’indietro sul proprio zaino. L’astronauta ha dichiarato che fu l’unica volta che ebbe veramente paura nel corso della missione, perché un guasto al suo zaino di sopravvivenza rischiava di essergli fatale.*

* Conversazione personale, Milano, 2017; Moonwalker di Charlie e Dotty Duke, pagina 206; One Second to Panic, Nasa.gov.


Figura 6.7-5. Young e Duke saltano sulla Luna e Duke cade.