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5.9 L’ombra della bandiera manca nella foto del saluto perché la bandiera è stata aggiunta?

IN BREVE: No. L’ombra del drappo manca nella foto perché cade fuori dall’inquadratura, ma si vede in altre immagini; l’ombra dell’asta c’è, ma è così sottile che si vede soltanto nelle scansioni di alta qualità.


IN DETTAGLIO: La celebre foto del saluto di Aldrin alla bandiera durante il primo sbarco sulla Luna (Apollo 11, foto AS11-40-5874, Figura 5.9-1) è spesso accusata di essere un fotomontaggio, asserendo che la bandiera non ha un’ombra e quindi è stata aggiunta. Nella foto, la luce proviene da sinistra e quindi l’ombra del drappo sul suolo lunare dovrebbe trovarsi a destra del drappo stesso, ma non c‘è.

Figura 5.9-1. Foto AS11-40-5874 (Apollo 11). Buzz Aldrin saluta la bandiera degli Stati Uniti sulla Luna.


Talvolta viene citata a questo proposito una dichiarazione fatta nel febbraio 2003 da Giulio Forti, all’epoca direttore della rivista fotografica Reflex, durante la trasmissione Enigma di Raitre, che sembra avvalorare autorevolmente questa tesi:

“Diciamo che questa qui forse è l’unica foto che la NASA ha ammesso tra i denti di non essere assolutamente vera. La storia già di allora diceva che s’erano dimenticati di fare questa fotografia [...] La bandiera fu applicata successivamente, il che è probabile, è fattibile. La cosa che è curiosa è che, nelle stampe cartacee si nota di più, la bandiera appare più nitida di quanto non sia l’astronauta. E seconda cosa, l’astronauta sta in una posizione diversa rispetto... sta più ava... più vicino alla macchina di ripresa... lui sta guardando il nulla e la bandiera è qui”.

Questo è lo spezzone della trasmissione in cui Forti fa questa dichiarazione e in effetti sembra accusare specificamente la NASA non solo di aver falsificato una fotografia della missione Apollo 11 ma addirittura di aver ammesso di averlo fatto.

Figura 5.9-2. Giulio Forti, direttore della rivista Reflex, a Enigma (Rai, 2003). Registrazione gentilmente fornita da rixx.


Giulio Forti non specifica quale sia la fonte di questa presunta ammissione della NASA e dove e quando sia stata fatta questa confessione straordinaria.

Fra l‘altro, la foto mostrata nel video di Enigma è quella scattata subito dopo il saluto, ossia la AS11-40-5875, nella quale Aldrin non ha il braccio alzato per fare il saluto militare e quindi sembra che stia semplicemente in piedi sulla superficie lunare, come se la bandiera non ci fosse: una scelta che rafforza l’apparente credibilità di questa tesi di messinscena.


Figura 5.9-3. Foto AS11-40-5875 (Apollo 11). Buzz Aldrin accanto alla bandiera degli Stati Uniti sulla Luna, subito dopo il saluto.


A settembre 2010 ebbi un cordiale scambio di e-mail e documenti con Forti, che mi chiarì di non avere "né fonti né documenti" a supporto di quanto aveva detto a Enigma, ma solo un ricordo di dicerie. Mi dichiarò inoltre di aver semplicemente riferito una diceria che circolava ma che non condivideva.

Infatti, basta seguire con attenzione il video per sentirmi dire che una tale falsificazione "è probabile e fattibile" il che non significa che sia stata fatta. Quella spiegazione, inoltre, inizia con un "forse" e poi c'è un "si diceva" che mette in dubbio non solo il fatto, ma la stessa storia che circolava (l'unica cosa che so per certo della faccenda).

Come tutte le storie o leggende metropolitane, però, non si sa mai da dove abbiano avuto inizio o come siano montate nel passa parola. Aggiungo che allora non eravamo così preparati alle bufale come oggi. Tuttavia, ho ritenuto utile raccontarlo in un programma che voleva affrontare i lati oscuri della missione.


(da sua e-mail dell’1/9/2010,
citata con il suo permesso)


Quindi chi interpreta le parole di Forti come asserzione autorevole che le missioni lunari furono una messinscena è in errore. Forti stesso, inoltre, mi precisò giustamente che un’eventuale foto falsificata non implicherebbe che gli sbarchi lunari non furono effettuati.

Questa presunta prova di falsificazione, però, non sta in piedi soprattutto perché ha dei grossi errori logici.

Il primo è questo: se le foto delle missioni lunari fossero false e fatte in studio, che bisogno ci sarebbe stato di fare fotomontaggi? Sarebbe bastato tornare in studio e fare altre foto. Ammesso, s’intende, che in una messinscena così importante ci si potesse dimenticare di fare almeno una foto di un momento così iconico come il saluto alla bandiera americana.

Un altro errore logico di questa tesi è che se proprio si fosse voluto fare un fotomontaggio, sarebbe stato molto più sensato usare la foto AS11-40-5874, perché (come si vede in Figura 5.9-4) in questo scatto la mano destra di Aldrin è portata all’altezza del viso, in un gesto di saluto militare, mentre nella foto 5875 Aldrin sembra davvero guardare il nulla.

Figura 5.9-4. Dettaglio della foto AS11-40-5874. Si notano le dita della mano destra di Aldrin che sporgono da dietro il casco in un gesto di saluto.


Non è tutto: possiamo ricostruire esattamente le posizioni degli oggetti e la dinamica degli eventi grazie a non una, ma due registrazioni da due angolazioni differenti.

Il saluto alla bandiera è infatti visibile nella diretta televisiva (Figura 5.9-5).

Figura 5.9-5. Il saluto alla bandiera nella diretta TV dell’escursione lunare di Apollo 11.


Il saluto è documentato anche dalla ripresa cinematografica su pellicola a colori in formato 16mm realizzata dalla cinepresa automatica Maurer montata sul finestrino del modulo lunare, che riprendeva alla cadenza di un fotogramma al secondo, producendo quindi un movimento a scatti degli astronauti (Figura 5.9-6).

Figura 5.9-6. Il saluto alla bandiera nella ripresa su pellicola16 mm dell’escursione lunare di Apollo 11.


La Figura 5.9-7 è un fotogramma di quella ripresa, sul quale si può verificare la perfetta corrispondenza delle posizioni di ombre, rocce e altri dettagli del terreno e si vede l’ombra del drappo e dell’asta.

Figura 5.9-7. Fotogramma della ripresa automatica su pellicola 16mm. Aldrin è dietro la bandiera, con il braccio destro alzato per fare il saluto (lo si nota anche dalla sua ombra); in alto a destra c’è il fotografo, Neil Armstrong. Sul margine superiore si vede il supporto bianco della telecamera che trasmetteva l’evento in diretta. La grande ombra in basso a destra è la silhouette del modulo lunare che si sovrappone all’ombra dell’esperimento sul vento solare (il rettangolo verticale visibile a sinistra nella diretta televisiva).


L’esistenza di queste due riprese comporta un ulteriore errore logico della tesi del fotomontaggio: se questo momento propagandisticamente così significativo e simbolico era già disponibile in video e su pellicola a colori, che senso avrebbe avuto rischiare di farsi smascherare fabbricando un fotomontaggio?

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Confrontando queste immagini filmate e televisive con le fotografie si capisce il motivo molto semplice per cui l’ombra del drappo manca nelle foto: è fuori dall‘inquadratura. Il Sole era basso: calcoli e documenti indicano che l’elevazione del Sole sull’orizzonte, nel luogo di allunaggio dell’Apollo 11 fra il 20 e il 21 luglio 1969, era fra 14° e 15,4°. Le ombre degli oggetti erano quindi molto lunghe e quella del drappo cadeva oltre il margine destro delle foto.

La mancanza dell’ombra del drappo ha quindi una spiegazione molto logica. Ma dov’è l’ombra dell’asta? Nella ripresa filmata la si nota chiaramente, mentre nelle foto 5874 e 5875 non si vede.

In realtà l’ombra dell‘asta c’è anche in queste fotografie: non la si vede nelle copie sgranate usate solitamente dai sostenitori delle tesi di messinscena, ma è presente negli originali ad alta risoluzione. È la sottile linea scura che si scorge dietro le gambe dell’astronauta, grosso modo all’altezza delle caviglie. L’asta aveva un diametro di circa 2,5 cm, per cui proiettava un’ombra poco visibile, specialmente se vista di sbieco come in queste foto.

Figura 5.9-8. Dettaglio della foto AS11-40-5875 che evidenzia la sottile linea dell’ombra della bandiera.

Quest’ombra sfugge facilmente all’osservazione, anche perché non si trova dove è spontaneo cercarla, ossia alla stessa altezza alla quale si trova la base dell’asta. Infatti l’ombra dell’asta cade in un avvallamento del terreno che la devia, come descritto nella sezione Perché gli astronauti hanno ombre di lunghezze differenti?, e quindi si trova più in basso di quanto ci si aspetta.


Figura 5.9-9. Questo dettaglio della foto AS11-37-5473 (Apollo 11) mostra chiaramente l’avvallamento del terreno nel quale cade l’ombra dell‘asta e del drappo.


5.9.1. Verifica stereoscopica


Come ulteriore verifica, possiamo usare le due immagini (5874 e 5875), scattate da Neil Armstrong da due posizioni leggermente differenti, per creare una foto stereoscopica e verificare su che piano di profondità si trova la bandiera, come mostrato in Figura 5.9-10 in una versione per visione a occhi incrociati.

Figura 5.9-10. Le foto AS11-40-5874 e 5875, affiancate per consentire l‘osservazione stereoscopica.


Il posizionamento tridimensionale della bandiera è corretto e coerente nelle due foto. Se qualcuno avesse voluto creare un fotomontaggio, avrebbe dovuto tenere conto anche di questo dettaglio: un altro esempio di quanto sarebbe stato difficile creare una messinscena.


5.9.2. Che cosa sta guardando Aldrin?


Lasciando da parte per un momento i complottismi, questi controlli incrociati fanno emergere una chicca: nella foto AS11-40-5875 si vede il viso di Aldrin rivolto verso il fotografo. Infatti si nota che nella seconda foto l’astronauta ha ruotato il tronco verso la macchina fotografica, come per guardare verso Neil Armstrong, e in effetti ingrandendo la fotografia si vede che Aldrin ha girato la testa verso l’obiettivo. Si riconoscono i lineamenti del viso e la banda bianca dello Snoopy cap, il caschetto morbido che conteneva la cuffia e i microfoni per le comunicazioni radio.




Figura 5.9-11. Aldrin saluta la bandiera e poi si volta verso la fotocamera. Dettagli delle foto AS11-40-5874 e 5875.


Sono pochissime le fotografie degli astronauti sulla Luna nelle quali si intravedono i loro volti, solitamente nascosti dalla visiera dorata riflettente, che veniva alzata di rado per evitare abbagliamenti e surriscaldamenti, e questo è un caso decisamente particolare, perché la visiera è abbassata ma il volto di Aldrin è in pieno sole e quindi è sufficientemente illuminato da essere visibile anche attraverso la sottilissima doratura della visiera.