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3.3 Le fotografie

Molti pensano che le missioni lunari, soprattutto le prime, abbiano scattato soltanto qualche foto di bassa qualità perché i media pubblicano sempre le solite immagini e spesso attingono a vecchie copie analogiche, che hanno subito numerosissimi passaggi di duplicazione, invece di usare scansioni digitali moderne.

In realtà la prima missione lunare, Apollo 11, scattò ben 340 foto sulla Luna (217 dall’interno del Modulo Lunare e 123 durante l’escursione vera e propria).

I viaggi successivi scattarono sulla Luna un numero ancora più grande di foto:

  • Apollo 12: 583
  • Apollo 14: 417
  • Apollo 15: 1151
  • Apollo 16: 1787
  • Apollo 17: 2237

I sei allunaggi scattarono in tutto 6.515 foto sulla superficie della Luna. A queste si aggiungono migliaia di foto scattate nello spazio prima e dopo gli allunaggi, per un totale generale di circa 19.700.

Per molti anni, i libri, le riviste e i giornali hanno semplicemente utilizzato le foto più spettacolari di questa enorme collezione, trascurando tutte le altre. Ma oggi Internet consente di distribuire la serie completa a costo quasi nullo e rivelare l’effettiva varietà e qualità di queste immagini storiche.

Il livello di dettaglio di queste immagini è straordinario. Gli astronauti lunari usarono pellicole sia in bianco e nero sia a colori di grandi dimensioni (70 mm, tre volte e mezza l’area di una pellicola standard in formato 35 mm), caricate su speciali fotocamere motorizzate della Hasselblad, dotate di obiettivi Zeiss di altissima qualità: in altre parole, il massimo della tecnologia fotografica portatile dell’epoca.

Figura 3.3-1. Armstrong, Collins e Aldrin esaminano i rullini in formato 70 mm. Foto NASA AP11-69-H-1247.


Figura 3.3-2. Una fotocamera lunare Hasselblad 500 EL.


Tutte queste pellicole usate sulla Luna, tuttora conservate a -17°C negli archivi NASA del Johnson Space Center a Houston, in Texas, sono state digitalizzate: le immagini corrispondenti sono disponibili presso Apolloarchive.com ed Eol.jsc.nasa.gov con risoluzioni fino a 4400 x 4600 pixel oppure in libri in grande formato come Moonfire di Norman Mailer.

Queste scansioni di altissima qualità restituiscono alle immagini i colori e i dettagli originali, offrendo una visione assai più completa, fresca e spettacolare delle escursioni lunari Apollo. Oltre ad essere una splendida testimonianza, permettono di verificare la coerenza della documentazione delle missioni lunari attraverso una serie di controlli incrociati.

Per esempio, l’immagine AS11-40-5903 (la celeberrima “foto del turista”, scattata da Neil Armstrong a Buzz Aldrin durante la missione Apollo 11) circola spesso nella forma e con la qualità mostrate qui sotto.

Figura 3.3-3. La foto AS11-40-5903 in una versione molto diffusa, presentata per esempio dalla JSC Digital Image Collection della NASA.


Ma se si consulta la scansione diretta della pellicola originale, mostrata qui sotto, emergono colori ben diversi e più vivi e un’inquadratura molto più ampia, che include una zampa del modulo lunare e una delle aste utilizzate dal veicolo come sensore di contatto con il terreno, situate sotto le zampe e piegatesi dopo l’allunaggio.

Figura 3.3-4. La foto AS11-40-5903 in una versione migliore e integrale, tratta dalle scansioni ad alta risoluzione delle pellicole originali disponibili presso Images.nasa.gov.


La fotografia originale, inoltre, è storta: la fotocamera lunare dell’Apollo 11 non aveva un mirino e gli astronauti inquadravano alla buona, confidando nell’ampio angolo di ripresa dell’obiettivo e traguardando lungo l’asse dell’apparecchio fotografico. Si erano addestrati appositamente, per cui di solito questo metodo funzionava, ma in questo caso mancò poco che Armstrong “decapitasse” Aldrin nella migliore tradizione delle foto turistiche (infatti l’antenna radio collocata sullo zaino è troncata dall’inquadratura). Per tutte queste ragioni, questa fotografia spesso viene pubblicata nei media raddrizzandola e aggiungendo una fetta di cielo finto.

La scansione di alta qualità rivela molti dettagli del suolo che prima erano cancellati dall’eccessivo contrasto e dalle ripetute duplicazioni e mette in luce la nitidezza dell’immagine fino all’orizzonte, senza traccia dell’offuscamento atmosferico tipico delle foto scattate sulla Terra: segno di una ripresa effettuata nel vuoto. La direzione delle ombre e la visibilità dell’asta e della zampa del modulo lunare permettono inoltre di collocare Aldrin rispetto al veicolo.

Si nota inoltre che l’astronauta ha il sole alle spalle, ma è comunque illuminato dalla luce solare che rimbalza sul suolo e sulla pellicola protettiva riflettente che riveste il modulo lunare.

Emerge anche un particolare prezioso che è poco visibile nella versione di bassa qualità che viene solitamente presentata: nella visiera di Aldrin, infatti, si scorge il riflesso deformato del modulo lunare e dell’astronauta che sta scattando la foto, Neil Armstrong.

Ingrandendo questa scansione, rovesciandola per togliere l’effetto speculare e correggendola digitalmente per toglierne la dominante dorata si ottiene il dettaglio presentato qui sotto, che mostra nitidamente quello che stava davanti ad Aldrin dalla sua visuale: il modulo lunare a sinistra, Armstrong al centro, la bandiera americana sopra l’ombra di Aldrin e il telo verticale dell’esperimento sul vento solare a destra. Si nota, inoltre, che la porzione di zampa del modulo lunare che si vede nella foto complessiva corrisponde esattamente all’immagine visibile nel riflesso della visiera.

Figura 3.3-5. Il riflesso nella visiera di Aldrin, rovesciato e corretto cromaticamente, mostra quello che vedeva l’astronauta fotografato. Dettaglio della foto AS11-40-5903. Credit: NASA, Kipp Teague, Apollo Image Library.


Falsificare così bene non una, ma ben 340 fotografie, rendendole perfettamente coerenti fra loro e rispetto alle comunicazioni radio e alle riprese TV e cinematografiche, non sarebbe stato certo banale, soprattutto usando le tecnologie non digitali dell’epoca e considerando che secondo alcune tesi lunacomplottiste sarebbe poi stato necessario falsificare perfettamente anche tutte le fotografie delle missioni successive, che sono circa diciassettemila. Ma non è tutto.

Nell’ingrandimento della foto di Aldrin emerge un dettaglio invisibile nelle versioni a bassa qualità: un puntino azzurro nel cielo nero. È la Terra. Il puntino sta esattamente nella posizione del cielo lunare, visto dal luogo dello sbarco, in cui si trovava il nostro pianeta fra il 20 e il 21 luglio 1969. Lo si può verificare facilmente con un buon programma di astronomia o chiedendo il consulto di un astronomo.*

* I dettagli del calcolo sono in Apollo 11 Image Library di Eric M. Jones e Ken Glover (Nasa.gov, 2013). In uno specifico punto della Luna, la Terra è sempre nella stessa posizione in cielo, a parte lievi spostamenti prodotti dalla cosiddetta librazione, per cui la data ha un’importanza relativa. Vista dalla Luna, la Terra ha un diametro quattro volte maggiore di quello della Luna vista dalla Terra: nella foto di Figura 3.3-5 la Terra appare come un puntino perché è riflessa da una superficie sferica, che rimpiccolisce gli oggetti, specialmente verso il proprio bordo.


Questo è il livello meticoloso di dettaglio che una falsificazione avrebbe dovuto ottenere su circa 6200 fotografie e su ore di riprese video e su pellicola cinematografica, e questo è il genere di controllo incrociato che è possibile effettuare sui dati pubblici delle missioni lunari.

Quanto sarebbe stato difficile creare una messinscena tenendo traccia perfettamente di tutti questi particolari?