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1.8 Esplorazioni lunari post-Apollo

Dopo le visite degli astronauti statunitensi la Luna è stata oggetto di numerose altre esplorazioni di vari paesi, ma soltanto da parte di veicoli senza equipaggio.

Fra il 1970 e il 1976 le sonde automatiche della serie Luna dell’Unione Sovietica vi atterrarono, ne riportarono sulla Terra piccoli campioni di roccia e ne percorsero la superficie per vari chilometri con i veicoli teleguidati Lunakhod, conducendo analisi del terreno e trasmettendo a Terra migliaia di immagini.

A parte l’Unione Sovietica, gli Stati Uniti e la Cina, nessun altro paese è finora riuscito ad effettuare un atterraggio dolce sulla Luna con un veicolo con o senza equipaggio. Tuttavia Giappone, Stati Uniti, Europa, Cina e India hanno effettuato e tuttora effettuano dettagliate esplorazioni della Luna mediante sonde automatiche collocate in orbita intorno ad essa (Muses-A, Clementine, Lunar Prospector, Smart 1, Selene/Kàguya, Chang’e, Chandrayaan, Lunar Reconnaissance Orbiter).

Giappone, India e Stati Uniti hanno inoltre fatto precipitare intenzionalmente sulla Luna dei veicoli automatici (Selene/Kàguya, Chandrayaan, LCROSS), creando così crateri artificiali e sollevando nubi di polvere in modo da poter analizzare a distanza le proprietà del suolo lunare. Nel 2013 la Cina ha effettuato il primo allunaggio morbido in 37 anni con la propria sonda automatica Chang’e 3, che trasportava il veicolo semovente Yutu, atterrando nella Baia degli Arcobaleni (Sinus Iridum) della Luna; nel 2019 ha effettuato il primo allunaggio sulla faccia nascosta della Luna con Chang’e 4.

Grazie all’enorme quantità di dati scientifici raccolta da queste sonde, oggi disponiamo di una cartografia altimetrica estremamente dettagliata dell’intera superficie lunare e ne conosciamo in dettaglio la geologia. È in questo modo, per esempio, che si è scoperto che c’è acqua sulla Luna, diversamente da quanto si riteneva inizialmente.

L’esplorazione della Luna continua: per i prossimi anni sono previste varie missioni nazionali e private con veicoli robotici in grado di allunare e di spostarsi sulla superficie. Ma non ci sono piani concreti per un ritorno di astronauti sulla Luna, a parte il programma statunitense Artemis, che ambisce a far allunare un equipaggio entro il 2024.

Dopo le missioni lunari Apollo, la presenza umana nello spazio è stata assidua, con frequenti voli russi, statunitensi e cinesi che hanno coinvolto astronauti di molti altri paesi e con veicoli sofisticati come gli Space Shuttle statunitensi.

Passando dalla competizione alla cooperazione, Russia, Stati Uniti, Canada, Europa e Giappone hanno effettuato missioni congiunte e costruito la Stazione Spaziale Internazionale, abitata ininterrottamente dal 2000 e orbitante intorno alla Terra a circa quattrocento chilometri di quota. Ma tutte queste missioni sono rimaste in orbita bassa intorno alla Terra: nessun essere umano si è spinto lontano dal nostro pianeta quanto le missioni Apollo.

I sei sbarchi lunari umani del progetto Apollo, visti all’epoca come preludio a un’esplorazione spaziale sempre più ampia da parte di astronauti, oggi sembrano essere destinati a restare unici nel loro genere ancora a lungo: straordinari balzi in avanti la cui promessa è stata poi abbandonata.